
[dropcap]È[/dropcap] una giornata di sole magnifica, la più bella del 2013, e la città come da suo solito è caotica. Questo è di grande aiuto… Alla Mostra d’Oltremare c’è la Fiera del Baratto e dell’ Usato che ha registrato un gran numero di presenze. Noi de Linkazzato.it domenica scorsa ci siamo recati all’evento, questa la cronaca. Nessuna folla all’ingresso, non vi sono resse, eccetto due uomini che all’ingresso litigano: “lei è un ladro” , è tutto moderato, lento. Le bancarelle sono piene di oggetti di qualsiasi tipo: ci sono mobili, oggetti di antiquariato, quarantacinque giri. La cosa che forse si vede in quantità maggiore è la sorpresina delle uova kinder, ci sono migliaia di piccoli pupazzetti di plastica, tutti ordinati sopra il banchetto come delle testuggini romane.
La fiera si tiene due volte all’anno, per quattro giorni, sempre di sabato e domenica. I prezzi degli stand variano, quelli più costosi vengono presi solitamente dagli indiani all’ingresso, che sono anche gli unici a vendere in maniera consistente. A barattare si baratta poco, anche perché è difficoltoso – soprattutto per chi non ha lo stand e viene da fuori – portarsi qualcosa dietro per tutti padiglioni, tentando di dribblare la folla che si concentra vicino agli stand che contengono le cose più strane. Un popolo di accaparratori gli italiani, con la cultura della collezione prima ancora che del risparmio. Molte di queste cose torneranno nelle cantine, nei garage, nei saloni da dove sono usciti pochi giorni prima.
La cultura del mercatino di città dove si scambiano e si vendono cose che non servono o che non sono mai servite è lontano dalle abitudini del bel paese, se non in alcune città del nord, che hanno sempre mostrato un volto più europeo. Sono molto diffusi in paesi del nord Europa e negli Stati Uniti (il paese del consumo ossessivo, stranamente), dove l’esperienza del riuso viene vista come opzione intelligente e civile: “se una cosa a te non serve più o non è mai servita potrebbe servire a me, se non è così la cederò a qualcun’altro”.
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Ma è tutto giusto, tutto in ordine? No. Purtroppo, una cosa è la cultura, intima, sviluppata da un popolo, altra cosa è l’atteggiamento vezzoso di sperimentare cose che non ci appartengono. Quattro giorni, divisi in due periodi dell’anno, non vuol dire instillare un sentimento vero del riutilizzo, del baratto, della condivisione. È come il “Nauticsud” ma rapportato al c.d. ” mercato delle pulci”, niente di più.
Altro sarebbe invece prevedere una zona della città dove conservare in modo permanente, anche non tutti i giorni (ad esempio una volta al mese), un mercato di questo tipo. Incentivando le persone ad una manifestazione di civiltà che mostra la propria efficacia in altri paesi già da molto tempo. Vorrebbe dire semplificare da un punto di vista burocratico, vorrebbe dire stimolare l’economia locale, vorrebbe dire smuovere lo stato vegetativo del commercio di una collettività.
Francesco Marangolo