
Si chiama Due Secoli Dopo la mostra fotografica di Federica Gioffredi, che si terrà dal 6 febbraio al 10 marzo 2019 presso la Sala Vesevi del Maschio Angioino di Napoli.
Il filo rosso di questo racconto fotografico ripercorre le tappe del viaggio intrapreso il 21 marzo del 1832, dalla nobile napoletana Francesca Giudice Caracciolo, che da Napoli è arrivata a Martina Franca.
Ogni scatto, come una pagina di un libro, immortala: uomini, gesti, storia, territori, racconti di luoghi, anfratti, riflessi, pezzi di città, archittetture il tutto “colorato” da una presenza incisiva di bianchi e neri.
Il viaggio della nobile napoletana, che da Napoli è arrivata fino alla masseria di Casalrotto di Mottola, è stato di ispirazione per Federica Gioffredi per rendere le emozioni visive di allora negli scatti di oggi attraverso le immutate bellezze dei luoghi, esprimendo una visione contemporanea di un Sud Italia incantevole.
Si vede tanto: il mare che riflette il Vesuvio, il sole che si staglia su pietre, volti e arte, il vento che muove i panni stesi, le ombre che ridisegnano i paesaggi urbani creando movimenti sinuosi e sfumature che parlano di storia e Sud.
La mostra giunta alla sua terza tappa, dopo Martina Franca e Roma, si dipana in cinque sezioni, nella sala dei Vesevi del Maschio Angioino di Napoli fino al 10 marzo (aperta tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00):
Napoli: una grande immagine centrale coi panni stesi simbolo della città, squarcio di vita che prelude alle sequenze del Vesuvio e il Maschio Angioino.
Lauro: piccolo comune in provincia di Avellino, viene illustrato dalla suggestiva processione dei Biancovestiti.
Barletta: il suo Colosso ne racchiude la forza architettonica e storica.
Monopoli: è raffigurata dal porto pieno di piccole e grandi imbarcazioni da pesca, che a seconda delle angolazioni donano innumerevoli riflessi all’acqua del mare.
Martina Franca: ultima tappa del viaggio; trulli che danno voce e onde al suono del vento; panni che rubano forza alla sua corrente; una sedia e degli ombrelli sospesi rendono omaggio alla natura e alla bellezza arida della terra.
Ecco l’intervista a Federica Gioffredi