
Esasperatamente geniale.
Sul palco dell’India Eleonora Danco porta dEVERSIVO, prodotto dal Teatro di Roma che, dopo dieci giorni in cartellone, chiude con il tutto esaurito.
Luci sghembe e qualche sedia bastano all’artista romana per vivere e far vivere il dramma di chi con l’arte non ci vuole solo mangiare ma attraverso essa vuole anche esistere, l’incertezza di una vita perennemente in bilico tra velleità artistiche e la feroce realtà dell’affitto e il frigo vuoto.
Gli innamorati del palcoscenico sono condannati a un’esistenza anaerobica fatta di corse continue alla ricerca di produttori, teatri, attori per poter mettere in scena la propria creatura che, come un mostro, è pronta a divorare dall’interno se resta inascoltata.
E allora, scrivere diviene una droga, mangiare e dormire attività accessorie al corpo portato continuamente verso il limite e oltre: sulla scena la fisicità schizofrenica della Danco non lascia scampo.
Roma, «La città dove sembra che tutto stia per succedere e non succede mai niente», è il campo di battaglia di questa esistenza tormentata, parte integrante del tormento dell’artista con i suoi innumerevoli disservizi e contraddizioni. La città viene ricostruita attraverso un’urbanistica esperienziale a tratti esilarante, grazie a una scrittura brillante ed evocativa che aspira a farsi trama. Riuscendoci.