
“Mi sembra una ricostruzione del tutto infondata. Se ci sarà un confronto ben venga, gli yes man sono altrove. Ma in alcuni casi questi retroscena sono solo speculazioni. L’importante è che ci sia la capacità di scommettere, anche di mettersi un po’ a rischio. Le candidature devono essere un investimento, non una rendita.” Così rispondeva Giuseppe Civati, uno dei fondatori di Liberi e Uguali, alle insinuazioni di presunte scissioni all’interno del partito.
Era il 6 Gennaio, solo 21 giorni fa, e adesso le “speculazioni” a cui si riferiva Civati sono divenute realtà: il leader di Possibile si è dissociato dalla scelta di appoggiare Nicola Zingaretti nel Lazio, oltre ad aver abbandonato il tavolo delle trattative a Napoli, non indicando nessun candidato.
Alla base del problema e della possibile scissione ci sono due problemi fondamentali: la mancanza di posti in lista e lo spostamento dello stesso Civati da Monza, sua sede storica, a Brescia, città di forte matrice leghista, rendendo difficile la formazione del suo collegio.
Una richiesta ipocrita, quella dell’ex-PD, specie considerate le sue precedenti dichiarazioni sugli ideali condivisi e sulla possibilità di fare bene solo se coalizzati in un grande partito che rappresenti la sinistra italiana. Le priorità di Civati sembrano essersi improvvisamente spostate dalla libertà e dall’uguaglianza dei cittadini italiani ad una lotta serrata per tenersi stretto la poltrona, ma sarà una semplice impressione.
I problemi del partito di Pietro Grasso, però, non si limitano agli scontri tra i leader: solo pochi giorni fa, il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, simbolo di una sinistra ospitale ed efficiente, si è ritrovato candidato in Lombardia, all’altro capo della penisola, essendo quindi costretto a rinunciare al seggio virtuale: «Rimango a Lampedusa, amo quest’isola, c’è bisogno di me».
Un gesto coraggioso, quello di Bartolo, che però ci lascia ancora altri dubbi sull’operato di LeU che, pur di garantire posti da deputati agli uscenti ed agli alleati più stretti di Grasso, sta perdendo voti e credibilità.
Proprio grazie alle “priorità” del partito, nelle liste per la provincia di Napoli, non ci sarà lo storico parlamentare Nello Formisano che ha salutato la compagnia un paio di giorni fa, resosi conto di non avere possibilità di rielezione.
Una situazione, tutto sommato, difficile ma non ingestibile per Grasso ed i suoi. Dando un’occhiata anche al passato però, la sinistra italiana ci ha spesso dato prova di quanto le lotte intestine abbiano portato a problemi sempre più grandi ed irrisolvibili e di come la storia di Liberi e Uguali potrebbe essere solo la cronaca di una scissione annunciata.