
Impossibile non pensarci: sono passati giusto cinquant’anni da quando Roald Dahl pose a incipit de “la Fabbrica di Cioccolato” la caccia ai biglietti d’oro, cinque nascosti a caso tra gli incarti di migliaia di barrette. Impossibile non pensarci, appunto, leggendo di come in Francia Hasbro abbia appena distribuito ottanta copie di Monopoly con soldi veri mischiati ai fac-simile che maneggiamo tra Vicolo Stretto e Via dei Giardini, o riceviamo passando dal Via.
Le scatole “bonus” – ben camuffate tra i bancali spediti in tutto il paese – non saranno tutte uguali tra loro: gli importi in valuta reale variano dai 150 ai 300 €, con un unico “Santo Graal” da 20.580. Risulteranno però identiche alle altre per livrea, dimensioni e peso; solo con una bilancia da orafo – assicurano dal marketing della casa madre – si potrebbe cogliere una differenza di pochi grammi.. e non è escluso che qualcuno ci provi, vagando come un cane da tartufi tra gli scaffali.
Comunque vada l’idea, concepita per celebrare gli 80 anni di Monopoly oltralpe, si accoda ai molti aneddoti che compongono la storia di Monopoly: dai 54 errori contestati da Parker Brothers per rifiutarne la primissima versione, all’interramento in Minnesota – per ordine della Corte Suprema – di migliaia di scatole del “rivale” Anti-Monopoly; fino al motivo per cui in Italia il nome del gioco – senza ipsilon e con l’accento sulla seconda “o”- perse ogni parentela con quello originale per gemellarsi, al più, con una graziosa cittadina delle Puglie. Colpa del regime fascista che vietava i nomi stranieri, naturalmente, e di quelle stesse veline che trasformarono l’Inter in Ambrosiana, il rugby in giuoco della volata e il whisky in acquavite.
Quanto ai biglietti d’oro di Dahl, l’ultimo fu trovato da un ragazzino di nome Charly; il che riporta a Mr. Darrow, meccanico di Philadelphia che nel 1933 creò il primo Monopoly con gli scarti metallici, di legname e di tela cerata della sua officina. Charly pure lui o, alla francese, Charlie… Già, impossibile non pensarci. Questa volta, però, è una buona notizia.