[dropcap]U[/dropcap]na cosa dobbiamo riconoscerla alla politica italiana: i punti fermi. Uno di questi punti fermi si chiama Giuliano Amato. L’ex premier, ex ministro, ex professore, ex direttore, ex presidente è uno di quei nomi che ricorrono nei momenti di incertezza. Quando tutto manca, c’è Giuliano Amato. Serve uno un po’ tecnico e un po’ politico che guidi un governo d’emergenza? C’è Amato. Ci sono le elezioni del nuovo capo di stato? Prodi? No, a destra lo odiano, perché non Amato? Chi è alla presidenza dell’università Sant’Anna? Se non erro, ma potrei sbagliami, Giuliano Amato. Si ma non lo è dell’istituto dell’enciclopedia italiana Treccani, no, un momento, è presidente anche di quella. Ci sarebbe un ministero libero, a chi lo diamo? E tutti in coro: Amato!
È una persona preparata, anzi preparatissima. Un giurista ed economista di fama internazionale, costituzionalista di finissima competenza che conosce bene tanto la politica italiana quanto quella mondiale, e questo lo negherebbe solo un alienato. Caspita, se ci dessero un quarto della cultura e conoscenza di Amato alla sua età saremmo delle persone stimabili o quantomeno rispettabili. È un punto fermo Amato, almeno una volta a legislatura il suo nome vien fuori, premier o capo di stato, non conta il ruolo ma che il dottor Sottile, come lo definì Scalfari, è lì, o meglio quì.
Il nostro riparo, un rifugio per ogni stagione (politica); qualsiasi cosa c’è Giuliano che ci salva, ma non dal possibile default o da una crisi sociale. Ci salva da quei momenti in cui ci si pone la domanda: “E adesso chi facciamo premier?”. Esiste solo lui. L’unico nome che rispunta ad ogni giro, non importa quale sia la carica o il ruolo, non importa quale sia il luogo o il tempo.
Rodotà? Carlassare? Cordero? Perché mai si deve nominare uno di loro in sostituzione di Gallo alla Corte Costituzionale? Dopo Rubia, Piano, Abbado e Cattaneo perché dobbiamo inasprire ancora gli animi di quelli lì? Abbiamo Amato, ed è tutto ciò di cui abbiamo, ed avremo, bisogno.
Francesco Marangolo