
[dropcap]L[/dropcap]a tanto attesa sentenza di primo grado del processo Ruby è arrivata. Sette anni di reclusione, uno in più della richiesta fatta dalla Boccassini, più interdizione perpetua dai pubblici uffici. Un collegio di sole donne ha scritto il temuto provvedimento, un collegio di ” femministe e comuniste” come le definì qualche tempo fa Berlusconi.
Temutissimo provvedimento, dicevamo, ma perché? Perché oggi l’ex premier verrà gentilmente condotto in una cella poco accogliente (viste le condizioni delle carceri italiane) ? Ovviamente no. I suoi diligentissimi, seppur un tantino assenteisti, avvocati-parlamentari proporranno un appello, quindi di carcere, non se ne parla, di pene accessorie nemmeno, mettiamoci pure che, ove mai venisse condannato, vista l’età, il carcere non gli toccherebbe. Lo stesso vale per le altre due condanne che lo hanno colpito: frode fiscale ( 4 frode fiscale) e trafugamento di intercettazioni ( 1 anno), pure accompagnate da pene accessorie. Quindi tuttalpiù dovrebbe preoccuparsi della sentenza in Cassazione per la sentenza Mediaset, quella a 5 anni di interdizione come pena accessoria, prevista per il prossimo autunno, che in caso di conferma dell’interdizione e di nuove elezioni non gli permetterebbe di rientrare in parlamento.
E allora, perché? Perché era la più temuta?
Perché a livello mediatico una condanna per prostituzione minorile è una bomba difficile da disinnescare; perfino i “berluscons” hanno difficoltà a difendere nei vari talk il loro leader e non perché non lo desiderino con tutto se stessi, ma perché i fatti non permettono grandi manovre concettuali, se non trite e ritrite teorie para-complottistiche. Chi si è meravigliato di questa sentenza o viveva su Marte o guardava solo rete 4: i fatti erano quelli, e come ha detto Travaglio i giudici dovevano solo confermare la rilevanza penale di quei comportamenti, e la strada non era ne particolarmente lunga ne pericolosamente tortuosa.
Francesco Marangolo