[dropcap]È[/dropcap] stato detto che: “Con la cultura non si mangia”. Curioso che a dirlo sia stato un ministro del Paese con circa il 40% del patrimonio artistico mondiale. Il 40%!
L’Italia potrebbe vivere di turismo e di esportazione dei propri prodotti, senza avventurarsi in economie globalizzate o messianiche visioni di prosperità industriale dove verremmo distrutti da Cina, India, Brasile, Sud Africa.
A Napoli è stata proiettata, per soli tre giorni, una versione restaurata di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, il capolavoro di Elio Petri con Gian Maria Volontè. Un gioiello del nostro cinema: il più grande attore italiano (e tra i più grandi del mondo) diretto da un maestro, con un Morricone in sottofondo meno ricordato di altri film ma in uno dei suoi lavori migliori. Abbiamo una cultura del restauro di pellicole cinematografiche all’avanguardia, abbiamo la materia prima, ovvero capolavori da restaurare, ma, cosa ancora più importante, c’è una necessità impellente di diffondere cultura, di far riappropriare i cittadini del concetto di bellezza, eppure raramente ci sono circuiti cinematografici che ripropongono la visione di un capolavoro del cinema italiano o anche di cinema straniero.
Ovviamente non c’è domanda, e quindi chiedersi come mai questo non avvenga è a dir poco pretenzioso, se non c’è qualcuno che compra nessuno si mette a vendere men che meno a produrre. Ma è anche vero che la situazione di crisi attuale, culturale ancor prima che economica, è dovuta proprio ad un sistema che pretende di far coincidere la ricchezza economica con il benessere. Il benessere si esprime in tante forme, la crescita non è solo quella economica, la ricchezza non è solo quella patrimoniale. Siamo fortunati, perché circondati da cultura, ma siamo anche stupidi, perché non ne profittiamo. Quando capiremo che la nostra ricchezza è, e deve essere, solo questa, allora ritorneremo ad essere un paese nel pieno dello sviluppo economico.
Francesco Marangolo