
L'episodio di Bernardeschi contro il Cagliari che ha acceso il match
“Il campionato è falsato”. E’ bastata questa frase a spingere la federazione giuoco calcio italiana, meglio conosciuta con la sigla FIGC, a sanzionare il presidente del Cagliari, Tommaso Giulini, con una multa di 10.000 euro. Lo sfogo ai microfoni di Sky Sports e Mediaset Premium, da parte del patron rossoblù, non è stato gradito dai vertici apicali della federazione.
Analizzando con estrema lucidità quanto accaduto, la decisione maturata dal “palazzo” appare decisamente eccessiva e priva di fondamento. Non occorrono corsi di formazione arbitrali per valutare, in maniera oggettiva, al di sopra di qualsiasi preferenza sportiva, gli episodi che hanno influenzato, il match tra Cagliari e Juventus. Dopo anni di polemiche, caratterizzati dall’assenza di moviole sul rettangolo di gioco, la tecnologia, pur essendo presente, è stata clamorosamente ignorata per non ridimensionare il ruolo del direttore di gara. L’arbitro Calvarese, senza alcuna spiegazione logica, si è rifiutato di visionare due episodi che sicuramente avrebbero cambiato le sorti della partita, non sanzionando, dapprima, l’evidente fallo di Benatia su Pavoletti che innesca il vantaggio juventino di Douglas Costa, ma soprattutto la respinta rocambolesca, con le mani, di Bernardeschi, in piena area di rigore.
E’ inutile girarci intorno: il Cagliari, pur essendo una formazione storica della nostra Serie A, non è in grado di competere con compagini di alto livello, che fatturano 10 volte in più, che hanno un bacino d’utenza notevolmente maggiore e che hanno un merchandising stratosferico. Tale concetto è intuitivo e può essere trasposto, sia sul mero versante sportivo, che extra-sportivo. Per cui, quando Giulini attacca i vertici federali dicendo che “gli arbitri non hanno lo stesso metro di giudizio, incondizionatamente, su medesimi episodi che si verificano in relazione a compagini diverse”, si riferisce alla mancanza di equità nel giudizio arbitrale, a seconda che degli episodi capitino a squadre di vertice o viceversa a squadre di bassa classifica.
Per concludere, a prescindere dalle compagini in essere e dai protagonisti, chi perde è solo il calcio. Un calcio che fatica sempre più ad essere un semplice “sport” e che assomiglia sempre più ad un’industria, legata a fatturati ed investimenti ed al wrestling, dove tutto sembra già scritto prima. Un calcio dove si nasconde la verità, per favorire la molteplicità degli interessi in ballo. Il risultato è che il presidente del Cagliari viene controllato e sanzionato, ma chi controlla ed eventualmente sanziona i dirigenti( Quis custodiet ipsos custodes?).