
Diciassettesima puntata della rubrica, anche ultima per l’anno in via di presunta archiviazione.
Dopo che il Napoli ha chiuso la sua e della serie A prima parte di stagione con la vittoria della supercoppa nazionale in territorio “altro medio-orientale” (quello amico dell’Occidente), la scena è toccata tutta alla serie B, che a natale in vacanza non è andata per niente. Avellino dunque in campo, prima alla vigilia di natale e poi domenica 28 dicembre. Una brutta sconfitta, più nel punteggio che nella sostanza, a Trapani, e una bella vittoria, nel punteggio e nella sostanza, in casa contro il Brescia. Sul versante Napoli, molti pedatori risultano in giro per il mondo a spendere un (bel) po’ di soldi e a fare villeggiature natalizie da nababbi freddolosi. Sono ragazzi giovani e un po’ trappani che guadagnano tanti soldi, e che a leggere qualche intervista coltivano tutti il culto della famiglia e delle origini. Per questo vanno a fare natale alle Maldive…
Sul fronte pallonaro irpino, la resa della vigilia di natale, uno a quattro sul campo del Trapani, è stata causa di polemiche e proteste forse eccedenti il buon senso da parte del popolo tifoso, per sorte di periodo presto stroncate dal capitone e dall’agnello, innocenti capri espiatori di tutte le nefandezze umane figurarsi delle sciocchezze pallonare. Anche l’ultima partita del campionato cadetto di apertura fissata al 28 dicembre ha contribuito a placare le proteste. Se non si fosse giocato, e vinto soprattutto, il popolo sarebbe stato ancora lì a predicare contro i suoi rappresentanti e a razzolare ben bene il primo rappresentante, il mastro Massimo Rastelli. Invece, a merito suo e a pronta ritrattazione degli accusatori, la squadra ha fatto una bella partita contro il nobile Brescia, oggi in fase di dissesto finanziario ma pur sempre difeso nel blasone da venturieri di ottimo pedigree. E mastro Massimo, al cospetto dei cronisti, ha potuto inscenare una “mourignata”, contraddittoria nei contenuti e soprattutto scurrile nella forma che, francamente, non pensavamo potesse mai attagliarsi al personaggio. Sta’ calmo, Massimo, e ricordati che sei ben pagato anche per prenderti qualche critica ogni tanto. Ricordatevelo sempre, impiegati ricchi della pedata.
La partita si gioca di domenica pomeriggio, fa freddo vero, freddo da neve, freddo da lupi. La cornice di pubblico non è eccezionale, forse non è nemmeno buona, e per una volta gli assenti avranno torto. Prima del cimento, in fase di riscaldamento dei gruppi pedatori, qualche tifoso molto esigente, che poi sono anche quelli più presenti e quindi più legittimati a farsi sentire, rivolge incoraggiamenti poco cordiali a Gigione Castaldo e ai di lui compagni. Gigione e compagni forse si offendono, ma hanno la bravura di prendere le contumelie per quelle che sono, deliri di innamorati cronici, e di metterle dentro i garretti per correre di più. Mastro Massimo, infagottato e protetto in uno zuccotto copri-zazzera, schiera i suoi con il modulo offensivo, quello che utilizza quando vuole vincere senza prima fidare nel pareggio, e che poi nega che sia così…La novità di giornata è la presenza fra i titolari del mezzocampista belga Angeli. Nel Brescia, guidato dal croato Ivan Javorcic in seguito al benservito al precedente allenatore, ci sono nomi importanti per la categoria, su tutti Andrea Caracciolo, il centravanti chiamato “airone”. Le squadre vestono divise belle, verde smeraldo l’Avellino e blu savoia il Brescia con tradizionale smerlo vistato bianco, e l’effetto cromatico sembra quello del subbuteo. All’inizio la partita è equilibrata, aspra, ferma nel mezzo dove i due reparti sono più bravi a bloccarsi che a superarsi. Una craniata di Comi e un barcollamento di Corvia a tu per tu con Gomis sono gli unici sussulti della prima mezzora abbondante. Al minuto 38 il mediano D’Angelo, quello teoricamente di rottura, prende il ruolo dei suoi colleghi di reparto e lancia sulla sinistra Gigione, smarcato e libero di avanzare palla al piede. Gigione così corre per incontrarsi con il guardiaporta avversario Arcari, che esce bene a coprire il suo spazio ma è beffato da Gigione con la punta dello scarpino, mentre il nostro subisce pure fallo da rigore da un difensore in recupero. Uno a zero e Gigione sempre più goleador. Il guardiaporta Arcari Michele, con tanto di laurea in educazione fisica, non riesce a capire per dove gli sia passato il pallone e se la prende con chi sa chi. Il primo tempo finisce con i lupi in vantaggio e con Arcari che corre negli spogliatoi a studiare l’accaduto.
Nell’intervallo ottimi affari per i venditori di caffè borghetto e di altri scaldapiedi alcolici. Arrivano anche diversi ritardatari a godersi il freddo, forse incoraggiati dal gol di vantaggio o forse ricordatisi della partita a pennica pomeridiana in atto.
La ripresa è subito molto più frenetica della prima parte, soprattutto per parte avellinese. Il Brescia, innestato l’uruguaiano di nome, Olivera, in luogo di un giovane italiano, Morosini, riesce a prendere possesso della palla ma non della contesa, anzi è l’Avellino che comincia a trovare gli spazi per fare ottimi contropiede, tutti passanti per Gigione. In uno di questi, Gigione ha pure la possibilità di finalizzare l’azione ma calcia di piattone troppo in mezzo alla porta di Arcari, che può difendersi col corpo. In almeno altre quattro incursioni l’Avellino potrebbe raddoppiare, ma la precisione nei tiri non rientra nel bagaglio tecnico dei centrocampisti biancoverdi che, a turno, si trovano in favorevole posizione di sparo ma fanno cilecca. Gli ospiti, dal canto loro, mettono assieme un gol fasullo (correttamente annullato per fuorigioco) e un tiretto di Caracciolo dai venticinque metri che, urtando sul difensore Chiosa, diventa palombella senza tuttavia sorprendere il portiere nero, che smanaccia via. Al penultimo minuto di recupero, quando il Brescia è da poco rimasto in dieci a causa dell’espulsione di tale H’Maidat, i lupi raddoppiano. Il subentrato Mariano Arini è il marcatore, e tutti i fedeli del lupo esultano per la vittoria e per Mariano medesimo, che il gol potrebbe aiutare a ritrovarsi.
Al triplice fischio dell’arbitro, Gomis sbotta contro i tifosi del Brescia sistemati dietro di lui, i risaputi simpaticissimi ultras bresciani, che per tutto il tempo ne hanno offeso la bellissima negritudine. Non dargli soddisfazione, Alfred, sono solo degli idioti da stadio. Tu invece sei il nostro portierone nero.