
Da vittima a carnefice grazie ad un’inchiesta del New York Times: per l’attrice e conduttrice televisiva Asia Argento, membro di spicco del movimento “#metoo” contro la violenza sessuale, le imputazioni sono più che pesanti.
La figlia d’arte del regista Dario Argento, è stata infatti accusata di aver pagato il giovane attore statunitense Jimmy Bennett, ai tempi minorenne, per ritirare un’accusa di molestia sessuale.
Secondo le indiscrezioni del Times, la cifra pattuita si aggirerebbe intorno ai 380mila dollari ed il caso risalirebbe a cinque anni fa, quando l’attrice aveva trentacinque anni ed il ragazzo diciassette.
Nonostante si tratti esclusivamente di un’inchiesta giornalistica, e nonostante la procura di Los Angeles non abbia ancora dimostrato l’intenzione di aprire un fascicolo, si tratta già di un duro colpo per la neo eletta giudice di X-Factor: il suo posto nel famoso talent show è, infatti, già a rischio, mentre molte delle principali esponenti del movimento Me Too l’hanno attaccata pesantemente per il suo presunto comportamento.
Tra le più dure a commentare l’accaduto, è stata Rose McGowan, attrice statunitense tra le prime ad uscire allo scoperto durante il caso Weinstein.
“Ho il cuore spezzato e continuero’ a battermi per difendere le vittime delle molestie” ha dichiarato infatti la McGowan, negando di avere alcuna confidenza con Asia Argento, con la quale “l’unico punto in comune era di esser state aggredite da Harvey Weinstein”.
Si tratta, inoltre, di un’altra bordata difficile da mandare giù per l’intero Me Too, dopo che il legale dello stesso Weinstein aveva in precedenza mostrato in tribunale dei messaggi d’amore diretti al regista da una delle presunte vittime.
Ancora una volta, dunque, il movimento femminista è costretto a fare fronte a pesanti critiche, nonostante l’intento nobile del progetto.
Tra chi commenta la notizia serpeggia difatti un notevole scetticismo, e addirittura troviamo chi si sbilancia, definendo “nazifemminista” il comportamento delle donne iscritte al movimento e che vede nel comportamento di Asia Argento soltanto un’ulteriore conferma del grande complotto femminista.
Aspettando la conclusione del caso-Argento, quindi, è giusto prendere le distanze sia da chi difende a spada tratta dell’attrice che da chi sarebbe pronto a gettare nel baratro il gran lavoro del movimento femminista internazionale.
“Est modus in rebus”, la verità sta nel mezzo, avrebbe detto Orazio, e vediamo come va a finire.