Anna Netrebko, diva della lirica di oggi, il giorno sabato 8 ottobre alle ore 19 aprirà la Stagione
di Concerti 2022 – 2023 del Teatro di San Carlo.
L’inaugurazione, che segna l’inizio delle celebrazioni per i cento anni dalla nascita di Maria
Callas (1923 – 2023), vedrà sul podio Jader Bignamini alla guida dell’Orchestra del Lirico di
Napoli.
Il programma prevede l’esecuzione in successione di arie da opera del repertorio italiano, francese,
tedesco e russo, e può essere considerato tra i più impervi per un soprano.
In locandina infatti si susseguono: “Piangete voi?… Al dolce guidami…Coppia iniqua” da Anna
Bolena di Gaetano Donizetti, “Ben io tʼinvenni… Anchʼio dischiuso un giorno” dal Nabucco di
Giuseppe Verdi; “Un bel dì vedremo” da Madama Butterfly di Giacomo Puccini.
Nella seconda parte viene eseguita “Printemps qui commence” da Samson et Dalila di Camille
Saint-Saëns e “Dieu! Quel frisson court dans mes veines?” da Roméo et Juliette di Charles
Gounod.
Infine l’ultima sezione del concerto prevede “Uzh polnoch blizitsya… Akh! Istolimas ya gorem” da
La dama di Picche di Pëtr Ilʼič Čajkovskij e“Mild und leise” (Morte di Isolde) da Tristan und
Isolde di Richard Wagner.
L’Orchestra eseguirà inoltre la Sinfonia del Nabucco, l’Intermezzo della Manon Lescaut di Puccini,
l’Ouverture da Ruslan e Ljudmila di Glinka, e il Preludio del Tristan und Isolde.
Anna Netrebko torna al San Carlo dopo il successo di Aida dello scorso febbraio. Le sue
interpretazioni delle più iconiche eroine dell’opera dimostrano una notevole versatilità e sensibilità
artistica oltre ad una insaziabile curiosità.
Il suo repertorio spazia infatti da opere di Mozart a capolavori del bel canto (tra cui La sonnambula
di Bellini e Anna Bolena di Donizetti), da opere francesi (Manon di Massenet e Roméo et Juliette di
Gounod) a Puccini (da La bohème a Turandot), a Verdi (da La traviata ad Aida a Macbeth), e al verismo (Andrea Chénier di Giordano e Adriana Lecouvreur di Cilea), Čajkovskij (da Iolanta a
Onegin), fino a compositori come Wagner e molto altro ancora.
Guida all’Ascolto dal programma di sala del concerto
di Dinko Fabris
Un viaggio nel repertorio della Diva Maria
È scomparsa poco più di quarant’anni fa la “voce” lirica per eccellenza, Maria Callas, entrata nella
leggenda alla metà del secolo scorso e la cui memoria resta affidata tutto sommato a poche
registrazioni storiche di opere complete, recital e raccolte di arie. Era nata a New York nel 1923 da
una famiglia greca: il suo nome completo era infatti Maria Anna Cecilia Sofia Kalogheropoulou,
contratto in Kalos che significa “bello”: presagio dei vertici irraggiungibili che avrebbe toccato la
sua arte canora, Il Teatro di San Carlo dedica al suo mito l’inaugurazione della stagione di concerti
2022/23, come apertura dell’anno celebrativo che vedrà anche Napoli protagonista insieme ai più
grandi teatri del mondo dove Maria Callas si era esibita ( e non a caso nell’aprile scorso il San Carlo
ha ospitato l’omaggio struggente e profondo di Marina Abramovic con il suo spettacolo-
performance Seven deaths of Maria Callas, unica ripresa italiana di una coproduzione europea).
Forse pochi conoscono oggi che il legame del più famoso soprano della storia dell’opera con Napoli
fu precoce e molto importante nella carriera della futura Diva.
Dopo aver trascorso un periodo di studi in Grecia ed un breve ritorno negli Stati Uniti subito dopo
la fine della seconda guerra mondiale, Maria accettò un invito che avrebbe cambiato il corso della
sua vita: debuttare a Verona ne La Gioconda di Ponchielli diretta da Tullio Serafin e accanto a
Beniamino Gigli. Il 27 giugno del 1947 il piroscafo su cui viaggiava attraccò nel porto di Napoli,
che fu dunque la prima città ad accoglierla. Il viaggio raccontato in questo concerto, attraverso la
voce del soprano che rappresenta oggi nel mondo il vertice dell’arte canora, Anna Netrebko, vede
proprio nel napoletano Teatro di San Carlo un momento cruciale per la consacrazione della stella di
Maria. Nelle stagioni dal 1948 al 1951 torna a Napoli più volte, facendo il suo esordio in una
Turandot di Puccini diretta da Perlea il 12 febbraio 1949, seguita nello stesso anno, il 20 dicembre,
dal Nabucco di Verdi. Sarà quest’ultimo uno dei suoi primi trionfi, di cui fortunosamente resta un
eccezionale documento sonoro, una registrazione privata (reperibile in rete) che ha immortalato la
sua Abigaille accanto a Gino Bechi con la direzione di Vittorio Gui. L’Archivio storico del Teatro
di San Carlo conserva i libretti completi di queste prime interpretazioni e una serie di rare fotografie
di scena. Dunque è possibile ascoltare anche l’aria “Anch’io dischiuso un giorno”, la seconda nel
programma odierno, di cui oltre alla registrazione napoletana esiste anche una successiva in disco,
con l’Orchestra nazionale della Rai di Torino diretta da Oliviero de Fabritiis nel 1952.
Dopo un Trovatore di Verdi nel gennaio 1951, Maria Callas non tornò più al Teatro di San Carlo se
non una sola volta, il 22 marzo 1956 in una Lucia di Lammermoor di Donizetti, lasciando così
campo libero alla sua “rivale” e già beniamina del pubblico napoletano Renata Tebaldi.
Quest’ultima aveva debuttato alla Scala prima della Callas e anche nell’Italia settentrionale
costituiva un continuo motivo di confronto: il destino prese una direzione favorevole per Maria
soltanto quando si trovò ad interpretare Isolde nel Tristan di Wagner alla Fenice di Venezia, diretta
da Serafin, alla fine del 1947 e subito dopo una Turandot. Il doppio successo le aprì le porte del
successo internazionale. Non a caso nel nostro concerto è stata scelta proprio la cruciale scena della
morte di Isolde (Liebestod), che inizia con le celebri parole “Mild und leise” (mite e gentile), di cui
esiste anche una registrazione storica della Callas per la Fonti Cetra per la direzione di Arturo
Basile. In quei primi anni in Europa, infatti, Wagner era diventato un cavallo di battaglia della giovane cantante, pur non consentendole di mettere in evidenza tutte le straordinarie risorse della
sua vocalità.
Fu infatti la riscoperta del Belcanto ad esaltare la novità interpretativa di Maria, lanciandola come
Diva assoluta. Peraltro, tra le sue interpretazioni delle opere “belcantistiche” della prima metà
dell’Ottocento, un ruolo molto importante è ricoperto da Anna Bolena, il titolo con cui inizia questo
concerto, soprattutto grazie alla memorabile interpretazione offerta in quel ruolo dalla Callas alla
Scala di Milano nell’allestimento del 4 aprile 1957, di cui esiste una registrazione discografica più
volte ristampata. Ma la estrema versatilità della sua voce durante tutti gli anni ’50 del secolo scorso
è dimostrata dal suo continuo oscillare nel repertorio dai primordi del secolo XIX a Puccini. Una
celebre registrazione discografica ci ha trasmesso la sua interpretazione memorabile di Madama
Butterfly (da cui è estratta la tenera aria della protagonista “Un bel dì vedremo”), diretta da Herbert
von Karajan nel 1955 con Nicolai Gedda nei panni di Pinkerton.
La versatilità di Maria Callas trova altre prove nel repertorio francese, da lei mirabilmente
interpretato e di cui pure esistono preziosi documenti sonori. “Printemps qui commence” dal I atto
del Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns (la parte di Dalila è un mezzo-soprano con grandi salti
dal grave all’acuto) si può ascoltare in un disco realizzato nel 1961 con la Orchestre National de la
Radiodiffusion Francais diretta da Georges Prêtre. Altre registrazioni circolano in rete del Roméo et
Juliette di Charles Gounod: l’aria “Dieu! Quel frisson court dans mes veines” apre la scena del
veleno bevuto da Giulietta nel quarto atto, e costituisce anche, nel nostro tempo, una delle arie di
bravura più amate di Anna Netrebko. Quasi a voler suggellare il passaggio di testimone tra le due
Dive e protagoniste di epoche così diverse, il programma indugia, prima del finale wagneriano, su
un omaggio alla musica russa con due padri fondatori di quella scuola: Glinka e Caikovskij, ma
ovviamente senza proporre confronti diretti con la Callas, che quel repertorio non frequentò molto.
E tuttavia per una strana combinazione nel 1970, poco prima della nascita della futura collega
Netrebko, Maria Callas compì un viaggio in Russia celebrato dalle cronache e dalle biografie
proprio per la sua eccezionalità (si era ancora in piena Guerra Fredda e, pur essendo ormai cittadina
italiana era sempre statunitense di nascita), partecipando come giurata per il canto al celebre
Concorso Caikovskij di quell’anno.