
“Annunciazione, Annunciazione! Tu Marì Marì fai il figlio di Salvatore!”.
“Chi parte sa da chi fugge, ma non sa che cosa cerca”.
Un susseguirsi di sketch dell’indimenticabile duo Troisi-Arena inaugura la stagione del Teatro Cilea: a calcare per primi il palcoscenico la compagnia di giovani attori della Cilea Academy formata da Esmeraldo Napodano, Carmine Bassolillo, Angelo Pepe ed Elisabetta Romano. “Stanno per arrivare, shh”, sussurrano i ragazzi rivolgendosi ad un pubblico solerte e mascherato, incapace tuttavia di nascondere la gioia di tornare a gremire la platea.
“Come potremmo intitolare questo spettacolo? Sorrisi e canzoni?”. “Non è mica un giornale! Ci siamo. Fatti e canzoni!“. Ed ecco arrivare sulla scena Enzo Avitabile e Lello Arena, in arte “Vicienzo” e “Lellù“, in una performance sulla NAPOLETANITA‘, perché il napoletano è un modus vivendi, un idioma urbi et orbi.
Arena incanta con i suoi aneddoti, intervallati dal suono dell’arpa napoletana a cinque corde suonata magistralmente dall’amico Avitabile, dalla sua ciaramella-sax, dal battimani del pubblico, dalle percussioni di Emidio Ausiello e dalla chitarra classica di Gianluigi di Fenza.
Viene narrata la storia dell’uomo più coraggioso del mondo, metafora della necessità insita in ciascun essere umano di esser spronati da qualcuno a dare il meglio di sé; si prosegue con il racconto di Pulcinella e del figlio con in groppo un vecchio asino, uno scambio di battute, di ricordi, tra i quali un cimelio offerto da Enzo Avitabile: il mitico James Brown metteva i bigodini prima di entrare in scena. Avitabile rievoca il desiderio di Brown di ascoltare “The boy with the saxophone” (Il bambino con il sassofono), di quando da piccolo si innamorò di un paio di stivali che Brown gli regalò e da cui non riuscì più a separarsi.
Lello linguaggio, Vincenzo melodia: due timonieri della stessa nave,
“Voi siete il pubblico più intonato” ripete Avitabile, subito pronto a domandarne la complicità durante l’ascolto dei pezzi in grik, l’antico dialetto che si parlava nell’area di Paestum migliaia di anni fa, in africano, in pakistano, andando a pescare nella cultura del popolo napoletano che risale ai Greci e non solo, in quella di Paesi che stanno nel meridione del mondo e nelle sue periferie.
Non è mancato poi un rito religioso, il rap-test di Arena e la musica di Avitabile del “Sciò, sciò ciucciuè” utile a scacciare la malasorte con “Aglie, fravaglie, fattura ca nun quaglia. Corna, bicorna” riprendendo il “Pazzariello” di Totò.
In drittura d’arrivo verso la fine immancabili gli omaggi a Pino Daniele e Massimo Troisi: Avitabile descrive la paura di volare di Pino, incomprensibilmente esorcizzata attraverso la frase “Astà, e culur!“, mentre Arena racconta della precisione maniacale di Massimo Troisi dietro la macchina da presa, declinata da parole biascicate che soltanto l’amico fraterno riusciva a carpire.
Il sipario cala sulle note di un commiato reciproco tra i due artisti:”Lellù te voglio bene!“, un caldo arpeggio intonato da Avitabile e concluso da Arena. “Enzù te voglio bene!“.
“E noi vi vogliamo bene!“, gridano entrambi rivolgendosi al pubblico che non smette di acclamarli.
Se è vero che il teatro è il tempio delle anime più rare, essere ospitati da due artisti di tale portata equivale ad un atto d’amore.
Lo spettacolo resterà in scena fino al due ottobre.
