
La Cina “continentale” considera particolarmente minacciose le proteste che stanno scuotendo Hong Kong, e si trova attualmente di fronte a un dilemma: qualsiasi compromesso poco rigoroso potrebbe creare un precedente che rischierebbe di estendersi alle relazioni tra Pechino e altre regioni contese come Macao, Taiwan, Tibet, Xinjiang e Mongolia interna.
D’altra parte, altrettanto rischioso sarebbe agli occhi di Pechino far finta che nulla sia successo, poiché proprio in queste regioni le proteste di Hong Kong potrebbero trovare facili emuli.
Inoltre, Pechino sta oggi investendo sulla realizzazione della “Greater Bay Area”, una zona economica e finanziaria che comprenderebbe anche Hong Kong e sarebbe in grado di rivaleggiare con le baie di San Francisco e Tokyo.
A questo scopo, è necessario che Hong Kong sia ulteriormente integrata con la terraferma: non è un caso, infatti, che collegamenti terrestri come quello con Zhuhai nel Guangdong siano già stati prontamente realizzati.
Hong Kong rimane legata a doppio filo con Pechino, che nonostante la concatenazione globale della città, ne è la principale destinazione dell’export, intercettando circa la metà del suo commercio totale per il 2018.
I piani di Pechino, però, sembrano rivolti a un unico scopo, ovvero una sempre maggiore integrazione di Hong Kong nella Cina continentale.

Al di là della legge sull’estradizione, gran parte della tensione che in queste settimane attraversa Hong Kong nasce infatti proprio dalle incognite che gravano sul futuro della sua fragile democrazia, che, seppur imperfetta, deve oggi confrontarsi con un destino incerto.
Ed è proprio questa incertezza che fomenta le proteste.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno lanciato un avvertimento alla Cina, chiedendo di “rispettare l’alto livello di autonomia” della ex colonia britannica e ribadendo il proprio sostegno alla libertà di espressione e alla libertà di riunione pacifica a Hong Kong. Poi si sono detti molto preoccupati dai movimenti paramilitari cinesi alla frontiera con Hong Kong: mercoledì i media di Stato cinesi hanno mostrato le forze di sicurezza ammassarsi al confine, nella vicina Shenzhen, ed il Presidente USA Donald Trump ha fatto sapere che l’intelligence ha confermato movimenti di truppe al confine, motivo per cui, in un tweet, si è rivolto personalmente al presidente cinese Xi Jinping chiedendogli la disponibilità ad un incontro: “Conosco molto bene il presidente cinese Xi. È un grande leader che ha molto rispetto per il suo popolo. È anche un brav’uomo in un affare difficile’ scrive il tycoon. Non ha alcun dubbio sul fatto che se il presidente Xi vuole risolvere rapidamente e umanamente il problema di Hong Kong, può farlo.
Trump chiede un incontro con il Presidente cinese XI perché è certo che la Cina vuole un accordo commerciale gli Usa.