
La solidarietà, intesa come quel sentimento di comune empatia che lega indissolubilmente (quasi) tutti gli uomini, è viva e lotta insieme a noi. Ce lo dimostrano gli abitanti di Trieste, con poche e semplici parole, scritte su un biglietto: «Caro amico, speriamo che questa notte tu soffra meno il freddo. Ti chiediamo scusa a nome della città di Trieste». Il messaggio era diretto ad un clochard della zona, al quale erano state donate coperte, cappelli, guanti ed altri capi di vestiario pesante.
L’episodio per il quale si scusano, invece, dimostra quanto la stessa solidarietà, per quanto viva, sia diventata accessoria ed opzionale nel nostro paese: il vicesindaco del capoluogo friulano, il leghista Paolo Polidori, si era vantato sui social di aver gettato in un cassonetto le coperte di un senzatetto, le quali, secondo lui, avrebbero rovinato il decoro del centro storico triestino.
Si tratta di un gesto surreale nella sua malvagità, soprattutto se si considerano le temperature glaciali che stanno investendo in questi giorni il nord Italia, dove sono già arrivate le prime morti per assideramento.

Polidori, oltre ad aver cancellato il post incriminato poche ore dopo, ha smentito più volte che ci fossero intenzioni razziste nel suo gesto e che «non erano abiti e effetti personali abbandonati ma soltanto stracci, non riconducibili a una persona determinata ed interpretabili dunque come spazzatura che di conseguenza posso prendere e gettare nel cassonetto».
Il vicesindaco, però, non è riuscito a convincere proprio nessuno della propria buona fede, ed è stato bersagliato da critiche da parte di quasi tutti i quotidiani locali.
Qualcuno, in particolare, è riuscito a trovare il senzatetto, un 57enne romeno di nome Mesej Mihaj, e ad intervistarlo. L’uomo ha raccontato della sua fuga dalla dittatura di Ceausescu, del suo arrivo in Italia e delle mille peripezie che lo hanno portato ad occupare il porticato di via Carducci a Trieste.
Mesej spiega di essere finito in strada dopo essere stato buttato fuori da un centro di accoglienza e rapinato dei propri documenti.
Grazie alle sue parole, Mesej è riuscito a dare una voce a tutti i senzatetto, immigrati e non, che abitano le nostre strade, le nostre piazze, i nostri edifici abbandonati: si tratta molto spesso di individui innocui, ai quali lo Stato ha voltato le spalle e che si vedono costretti a vivere sulle spalle di chi è capace di mostrare una briciola di compassione.
In questo caso, però, lo Stato, nelle vesti di Paolo Polidori, non si è limitato a voltare le spalle ad un uomo ridotto in miseria, ma ha deciso di prendersela personalmente con lui, pensando di accontentare la folla cieca ed inferocita da cui prende a piene mani l’elettorato leghista.
Polidori, invece, si è trovato contro la vera potenza dell’Italia che non molla, nonostante la disperazione che spesso porta all’odio.
Le splendide persone di Trieste, invece, sono riuscite a guardare oltre tutto questo, riscoprendo in loro stessi il seme della solidarietà.