
La Campania celebra la rinascita della cultura. Potrebbe sembrare il titolo di una pellicola cinematografica, ma in realtà, è lo specchio di un cambiamento radicale che premia la valorizzazione dei complessi culturali del territorio regionale. Secondo una speciale classifica, stilata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la Campania è la seconda regione d’Italia per numero di visitatori nei musei e nei parchi archeologici statali. Un risultato eccezionale, frutto delle innovazioni nel campo d’applicazione dei beni culturali, introdotte dalla Riforma Franceschini, del 2014. L’autonomia dei musei, l’istituzione di comitati scientifici e contabili, la predisposizione di consigli d’amministrazione, la soppressione delle Direzioni Regionali ed il mutato ruolo delle Soprintendenze, sono state, solo alcune delle intuizioni, a dir poco, formidabili che hanno rilanciato l’economia culturale. Nel bel mezzo del “risorgimento culturale italiano”, la Campania registra un tasso di utenza stratosferico, totalizzando 4.375.734 ingressi, con un aumento del 15,4% rispetto al 2015. Meglio della Campania, solo il Lazio con 10.131.268 visitatori, mentre terza è la Toscana con 3.443.800 fruitori.
I siti più visitati sono stati Pompei, la Reggia di Caserta, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli seguito dal Museo di Capodimonte, gli scavi di Ercolano ed il parco archeologico di Paestum. Inoltre, la rilevazione dell’ufficio stampa del Mibact evidenzia come l’incremento del flusso di visitatori, su scala nazionale, sia circa dell’8%. Di seguito, riportiamo le dichiarazioni del ministro Dario Franceschini:” Siamo molto soddisfatti dei traguardi raggiunti. Nel primo semestre del 2017, abbiamo registrato circa 23 milioni di ingressi, 2 milioni in più dello scorso anno e 4 milioni in più rispetto al periodo antecedente alla riforma. Molto bene il Lazio, la Campania e la Toscana che occupano il podio nazionale per utenza:”.
Valorizzare per tutelare, gestire e coordinare: la mission di Franceschini è chiara. Del resto, il valore economico generato dalla cultura non ha risvolti solo diretti, legati alla redditività, ma soprattutto indiretti, legati al contesto sociale. Se la cultura diverrà sempre più fonte di attrazione per migliaia di turisti, aumenteranno parallelamente anche occupazione, turismo e benessere collettivo. Insomma, la strada giusta è stata imboccata. I tempi di “Smigol”, della cultura elitaria, non pubblicizzata e non valorizzata, ma solo meramente conservata, sono finalmente lontani.