
Foto da "Il centro"

Sulmona, nascere è ormai un privilegio metropolitano. Dopo mesi di silenzio, o di tacito assenso…la città di Sulmona, (AQ) si ribella alla decisione che potrebbe privare il comprensorio peligno di uno dei siti più importanti del presidio ospedaliero, grazie al quale una città davvero esiste. Il punto nascite è a rischio chiusura, anzi sembra inevitabile pensare ad un dietro-front. Questo sarebbe l’ennesimo affronto, la prova che la politica non basta. Di tanto in tanto è necessario gridare, scendere in piazza a manifestare, sconcertarsi e scriverlo, restare uniti e dirlo: “Io voglio nascere a Sulmona”. Così, su web e in particolare su facebook l’intera cittadinanza ha preso parte all’iniziativa di sfogo, di denuncia per scongiurare il pericolo di quella che si rivelerebbe una drammatica fine per l’ospedale “Santissima Annunziata” e per tutti coloro che hanno scelto e scelgono ogni giorno di vivere in città perché hanno un lavoro, perché desiderano che i propri figli restino in valle peligna, o semplicemente perché amano il territorio e non hanno intenzione di rinunciare al diritto sacrosanto di restare. Non solo, ad aver scatenato le (comprensibili) polemiche e l’indignazione collettiva è stato l’evidente voltafaccia del Presidente della Regione Luciano D’alfonso che, dopo le innumerevoli promesse in campagna elettorale per salvaguardare il territorio peligno dal rischio spopolamento risponde con una sonora porta in faccia alle richieste dei cittadini sulmonesi, ahimè, dei quali tempo addietro D’Alfonso dichiarò, in un ipotetico sogno a luci accese (quelle della campagna elettorale), di voler diventare sindaco. Mettendo da parte un proposito che ha dell’inverosimile, cosa pensa di fare il nostro presidente? Punto nascite sì, punto nascite no? La Regione fa a braccio di ferro con l’amministrazione comunale, interdetta e delusa. Ma è ancor più grave leggere il decreto Lorenzin. Il futuro della sanità italiana è fatto di tagli considerevoli che destano ulteriori preoccupazioni, perché vanno a colpire i presidi dei centri con minore densità demografica. Secondo il decreto infatti è necessario un bacino di 600 mila abitanti per avere diritto ad un reparto di Neonatologia, ed un reparto di Ostetricia e Ginecologia invece ogni 150-300mila abitanti, ovvero circa 5/6 reparti in tutta la regione Abruzzo. Intanto la mobilitazione dei politici si intensifica, e questo, si spera possa servire a scongiurare l’effettivo procedimento di chiusura del punto nascite. La senatrice Stefania Pezzopane ha sottolineato l’urgenza: “Attivare un tavolo tecnico per il salvare il punto nascita di Sulmona, cosi’ come richiesto da tempo dal sindaco, per fare un ragionamento che tenga conto di dati oggettivi. Bisogna tener presente non solo il numero dei parti effettuati, ma la condizione orografica, le distanze dagli ospedali più vicini, la viabilità difficoltosa nelle zone interne, specie nella lunga stagione invernale, il rischio di una mobilita’ passiva dall’Alto Sangro verso il Molise.” Per la politica abruzzese saranno due anni di intensa lotta, con la differenza che (e con grande sorpresa degli elettori) gli scogli da superare sono due: Governo e Regione. Viva la vita (altrove)!