
Diciottesima puntata della nostra rubrica pallonara, la prima dell’anno nuovo che stiamo ancora abituandoci a memorizzare, 2015.
Nel meglio del pallone regionale campano, quello di serie A e B, Napoli e Avellino stanno degnamente rappresentando loro stesse e i loro seguaci: il Napoli è quarto in classifica, l’Avellino quinto. Cambia la categoria ovviamente, ma non stiamo qui a spaccare il capello…
I verdi di Irpinia sono ancora in fase di pausa post-natalizia, dopo aver giocato a natale e due giorni dopo Santo Stefano. La squadra si allena, si arricchisce di nuovi elementi e ne saluta qualche altro. È periodo di calciomercato infatti, e con il campionato fermo si parla solo di quello. Non ci appassiona molto il calciomercato, che ormai è gossip, così ci limitiamo a segnalare che il club col lupo per simbolo ha acquistato un giovane attaccante che gli informati dicono essere molto buono. Trotta Marcello si chiama il virgulto, nativo di Santa Maria Capua Vetere, svezzato nel gioco della pedata dal Napoli giovanile, andato presto a cercar fortuna in Inghilterra nel club del Fulham. La fortuna, almeno quella sportiva, Marcellino non l’ha trovata ancora, ma alcuni segnali, come le buone prestazioni nella nazionale italiana under 21, direbbero che sia sul punto di trovarla. Ci vogliono la squadra e l’ambiente adatti, speriamo li possa trovare ad Avellino. Per il momento ci piace riportare il viso pulito, i modi educati e l’aspetto quasi collegiale di Marcellino, che alla sua presentazione alla stampa si è presentato vestito come cristiano, non come calciatore trappano. Non ha nemmeno un tatuaggio, il giovanotto, e ci piace questa sregolatezza. Per il resto tocca attendere ancora qualche giorno, il girone di clausura della cadetteria comincerà sabato prossimo.
Sul più agitato versante napoletano, dopo la facile vittoria alla ripresa “epifanica” del campionato contro il Cesena, i ragazzi di Rafelone hanno dovuto subito accordare la rivincita alla Juventus. Il calendario, infatti, ha messo di nuovo di fronte Napoli e Juve per la diciottesima giornata. Solo venti giorni fa si è giocata la supercazzola araba che pure tanta gioia ha dato ai fedeli del ciuccio, ma che noi continuiamo a considerare una vittoria e una coppa…come dire…“fesse”.
Se il Cesena ha ricordato ai tifosi del Napoli Massimo Troisi, che in una divagazione di pomeriggio d’amore non si capacita della sconfitta in atto del Napoli in casa, “a Napule”, contro “o’ Cesena” che la radio gracchia (erano gli anni ’80) dalla colonnetta, la Juventus di domenica scorsa giocoforza ricorderà ai tifosi Pinuccio Daniele…Fiabesca l’atmosfera iniziale, suggestiva ed emozionante come solo musica e pallone insieme possono fare. Nota tuttavia polemica: il popolo “emotivo” (o “ignorante”) acclama in turba Pino Daniele e va bene. Il sindaco segue il popolo emotivo e va pure bene. Sindaco, ma Francesco Rosi chi lo ricorda? Rosi, con un film denuncia su Napoli, ha fatto per Napoli più di Pino, Massimo, Diego e di tutti gli artisti contemporanei messi assieme. Escluso Eduardo.
La partita non è stata conforme alle attese, molto più bloccata e previdente di quella di supercoppa, quasi brutta, a riprova che una difficile partita di campionato vale ben più di quell’altra. La Juventus, squadra forte e tosta, si è presa la sua rivincita, e se l’è presa in tipico stile juventino. Dove la Juve non arriva con le sue forze, ci arriva con le forze oscure…È la regola della Juventus del Piemonte, bellezza.
Tre a uno per gli ospiti il risultato finale, ma anche noi che non amiamo le polemiche arbitrali dobbiamo ammettere che l’arbitro, alla fine della fiera, è “risultato” il padrone delle vacche. Lasciando perdere i fatti apparentemente non decisivi (falli fischiati e ammonizioni) su cui l’arbitro nemmeno è stato troppo coerente, i fatti sicuramente decisivi non li ha imbroccati proprio. Prima il gol del nuovo vantaggio juventino, in fuorigioco, poi il gol del nuovo pareggio del Napoli, che pareggio non è stato perché a torto annullato. Due episodi di gioco invero difficili da giudicare, ma almeno uno dei due, fosse solo per la statistica, l’arbitro avrebbe potuto vederlo a tinte azzurre. Macché, la statistica è solo probabilità, la Juventus è scienza esatta.
La Juve passa in vantaggio alla mezzora con bel colpo al volo del francese Pogba, su cui il cattolicissimo Rafael prega troppo prima di tentare un’opposizione. Antecedente al gol ospite, il Napoli ha la sua ottima occasione, che capita però sui piedi calvinisti di De Guzman, che infatti mandano la palla a lavorare in curva piuttosto che a ballare dentro la porta. Un paio di minuti prima della fine del tempo il nostro preferito della Juve, Carlitos Tevez, invita il terzinaccio uruguaiano Caceres in posizione di sparo, ma quello spara sul sacrestano guardiaporta.
Alla ripresa il Napoli deve cominciare ad attaccare con maggiore forza e con più senso del gioco, anche per questo Rafelone toglie dalla vicenda Hamsìk, banale nelle giocate, per mettere dentro la fantasia di Mertens. In realtà De Guzman scala in mezzo e Mertens va all’ala sinistra, dove il belga tira fuori il meglio del repertorio. Infatti Mertens, l’ala di cazzeggio, risulta subito molto utile alla causa offensiva della sua squadra, puntando dritto gli uomini a strisce e infischiandosene di incespicare. Guadagna un corner, lo batte, e Britos segna l’uno a uno. È il minuto 65, il San Paolo si fa bolgia ed Eupalla sembra volgere il suo sguardo sui più deboli. Non così arbitro e segnalinee però, che quattro minuti dopo il gol di Britos non si accorgono che Chiellini e Caceres sono oltre tutti gli altri (di poco ma oltre) su una punizione di maestro Pirlo. Il guardiaporta timoratissimo di dio non esce manco a buttargli un petardo nella sacrestia e i bianconeri sono di nuovo avanti. Entra il “nuovo” Gabbiadini in luogo di Callejon e il Napoli, seppur confusamente, chiude l’avversaria nella sua metà campo. La Juve soffre, e mister Allegri decide di soffrire con gente dura nei corpo a corpo, perciò togliendo l’elegante Pogba per il rissoso Lichtsteiner. Non a caso confusamente arriva l’azione del pareggio napoletano, con cross dalla sinistra di De Guzman che Buffon abbranca in uscita epperò barcollando fino a finire addosso a quell’armadio di Koulibaly e a perdere l’attrezzo, che poi Caceres mette involontariamente dentro la sua porta facendo doppietta. L’arbitro fischia la carica del difensore dal cognome tante volte sentito negli ultimi giorni sul portiere della nazionale, ma le cose sono andate come le abbiamo descritte noi. Il Napoli insiste ancora ma ormai la Juve ha impiantato il catenaccio e respinge tutto. Zapata, da poco entrato, riesce a crearsi un varco verso la porta di Buffon ma poi simula un fallo da rigore prendendosi in premio la giusta ammonizione. Gonzalo, ben marcato dai marcantoni juventini per tutta la partita, al terzo di recupero fa la prima cosa interessante della serata ma il suo tiro è deviato e finisce fuori. Il corner seguente dovrebbe essere l’ultima possibilità per il Napoli e invece diventa l’ultima per la Juve, che in contropiede segna il terzo con bel tiro del suo cileno col nome di bagnoschiuma.
Dopo la partita si attizza il presidente Aurelio, che usa il social macrogamete per riprodurre la sua protesta contro i sei giudici di gara, definendoli in malafede o ad andar bene incompetenti. Poi se la prende con la Juve e con il “palazzo”, dimenticandosi di far parte di quel palazzo e di essere un grande sostenitore di Tavecchio sul trono e Lotito gran ciambellano. Marotta primo dirigente juventino e Allegri allenatore rispondono in maniera poco garbata alle domande sull’arbitraggio e all’ironia recitata di Benitèz (“Mi hanno insegnato che contro la Juve può succedere”), e se Marotta non ci sorprende un po’ ci ha sorpresi mister Allegri. Nel complesso, niente di nuovo. La baruffa tra le parti sta continuando ma a noi non interessa.