
Quinta puntata della nostra rubrica, a tema quinta giornata di A e sesta di B. Ultima triade di partite in una settimana per Napoli e Avellino, e la turnazione applicata da Benitèz e Rastelli, allenatori in diverse combinazioni di fortuna, sembra dare buoni risultati; anzi, i risultati sono buoni di sicuro, poi bisognerebbe capire se e quanto questi risultati potranno essere replicabili se non migliorerà la qualità delle performance, col discorso che vale solo per il Napoli. L’Avellino infatti gioca la migliore partita del poco campionato finora giocato e batte al Partenio-Lombardi il quotato Livorno, fra i principali aspiranti alla promozione; otto punti nelle ultime quattro partite per i ragazzi di mastro Rastelli e seconda, sorprendente posizione di classifica generale. Il Napoli in crisi di fine estate, dal canto suo, espugna il campo in stile old English (but not impossible) di Reggio Emilia, acquistato dal piccolo ma non povero Sassuolo per giocarci le sue partite in casa. Il Napoli aggiunge tre punti alla sua classifica deficitaria e ora è ottavo in graduatoria. Bisognava vincere e la missione è stata “striminzitamente” compiuta, per altre e più belle cose meglio attendere ancora un po’ di giorni e l’uscita della squadra dallo stato ansioso che l’attanaglia dal 27 agosto ultimo passato, giorno della sconfitta di Bilbao.
Andando oltre la democratica cronologia degli eventi, continuiamo la cronaca proprio con il Napoli. Come molti hanno detto e scritto, a Reggio dell’Emilia il Napoli avrebbe sorbito un brodino caldo, senza neanche un tortello dentro. Se poi trattasi di brodino salutare o di brodino solo misero sarà la prossima partita a dircelo. Fatto sta che il Napoli esterofilo di questi tempi, col solo Insigne italiano (di fatto e di passaporto) in campo, nella prima mezzora di Reggio recita non c’è malaccio la sua parte di “grande” all’attacco di una “piccola”, e non a caso va in gol con Callejon sempre bravo a fare un movimento in diagonale che Gonzalo (Higuain) già conosce e già sa come valorizzare. Fatto questo gol, il popolo azzurro deve cominciare a considerare l’idea se non della passeggiata di salute almeno della conduzione in scioltezza, epperò non sarà così. Fino alla fine del primo tempo il Napoli effettivamente non va in difficoltà, non esagerando nella politica dell’attacco ma neanche in quella della difesa. Lopez e Gargano fanno nel mezzo il lavoro duro che Rafelone gli ha chiesto, anzi, el mota Walter continua ad abbinare lavoro sporco e passaggi (spesso) puliti, corsa e posizione, inserimenti e rinculi, risultando ancora una volta il più utile del gruppo. La difesa, reparto fino ad oggi poco affidabile, regge l’urto avversario con ordine e decoro, molto attenta a non avanzare troppo per non scoprirsi e per non prendere le infilate palermitane di tre giorni prima. Così messo, fra Albiol al centro e Britos sul lato sinistro, Koulibaly non deve fare arditi duelli individuali e può fare una buona figura. Gli attaccanti contribuiscono alla recita soprattutto con Callejon che, oltre al gol, fa tante cose buone e qualcuna eccessiva; Gonzalo è ancora nervoso, forse un po’ troppo individualista e tatticamente libertario, ma quando tocca la palla riesce a creare la rotondità d’azione che agli altri viene difficile. Lo stesso gol di Callejon è ispirato da lui e da Hamsik, che dal centro (fuori area) passa al pipita un pallone da lavorare e da rimettere al centro(area): pipita svolge il compito come sa fare e per l’ala argentina non è difficile spingere il pallone oltre il guardiaporta sassolese Consigli. In proposito, dopo il gol di Callejon imbastito da “marechiaro” e “pipita”, pipita continua a farsi vedere, marechiaro no. L’intervallo più che male al Napoli fa bene al Sassuolo, che ricomincia la gara con maggior vigoria. Niente di irresistibile comunque, visto che il Napoli controlla senza affanni la reazione degli avversari e in un paio di occasioni sfiora pure il raddoppio. È solo nell’ultimo quarto d’ora di partita che il Sassuolo prende redini della bestia e metri di campo e che il Napoli viene assalito dall’ansia di vittoria. Anche gli ingressi di Missiroli e Pavoletti contribuiscono alla decisa avanzata dei pedatori agli ordini di Eusebio Di Francesco, sebbene tutta la sequela di lunghe gittate degli uomini Mapei generi una sola circostanza pericolosa, esecutore Peluso, e che diventa pericolosa perché deviata dal coscione di Zuniga. Traversa con portiere Rafael fuori causa. Poi Insigne in facile contropiede sbaglia un passaggio che non si dovrebbe sbagliare e fa terminare la partita uno a zero per il Napoli. Rafelòn, agitato e sempre in piedi davanti alla panchina, alla fine esulta come dopo vittoria importante. Magari importante lo sarà davvero.
Passando alla serie cadetta, i verdi di Avellino superano in casa il Livorno e attizzano i propri fedeli a fare sogni di gloria. Sogni precoci ma belli lo stesso…Vittoria vibrante (di pallonaro orgoglio) e meritata per i lupi, ottenuta al novantesimo e allora ancora più esaltante. Lo svantaggio iniziale (autorete al quarto d’ora di Bittante, subito rincuorato dagli applausi comprensivi del pubblico) viene riparato nel secondo tempo dai gol di Gigione Castaldo e di Gianmario Comi, gol tecnicamente apprezzabili e di gran valenza caratteriale. L’Avellino in pratica, pur soffrendo, è bravo e coraggioso ad attaccare sempre gli avversari, ad accettare le sofferenze difensive pur di portare avanti uomini e palloni. Mastro Rastelli, come solitamente fa quando vuole giocare partite non d’attesa, cambia il suo modulo tattico abituale a favore di uno più geometrico e molto fornito di mezzepunte. Tuttavia solo l’ingresso, all’inizio del secondo tempo, del centravanti Gianmario, in luogo del tenero Demiro Pozzebon, riesce a modificare gli equilibri dando peso e forza alla linea avanzata irpina. La retroguardia livornese, impostata da mister Gautieri intorno al (lento) mancino brasiliano Emerson, comincia a non sopportare più le collisioni e gli spintoni con il doppio centravanti Comi-Castaldo, portato alla lotta dai lanci del centrocampo e della difesa alla ricerca delle situazioni cosiddette di “seconde palle” (una volta dette “palle sporche”) che Gigione e Gianmario sono molto bravi a creare e a sfruttare. Gigione così segna proprio su appoggio aereo di Gianmario e con tiro complicato da abilissimo stoccatore; Gianmario segna su punizione dalla sinistra di Zito lisciata altresì “fintata” da Gigione e messa dentro con sinistro approssimativo ma angolato. Prima del vantaggio di rimonta, il portiere nero Gomis fa un paio di buoni interventi sui tentativi dell’ex (sospirato) Galabinov e di Vantaggiato, diventando decisivo per il gran botto finale. Al triplice fischio la curva sud dello stadio canta e balla di gioia sincera. Bel pomeriggio.