
A meno di un anno dall’apertura di Chipstar Vomero, Napoli è letteralmente invasa da negozi di patatine fritte. Le modalità e la struttura dei punti vendita, nonostante le insegne rechino nomi e loghi diversi, non differiscono molto le une dalle altre: negozi molto piccoli, (a volte giusto lo spazio per il bancone e il “retrobottega”), ampia scelta di salse, formati, e companatici quali formaggi, wurstel o altri fritti, prezzi modici, ma soprattutto odori poco graditi ai passanti e ancor di più ai residenti. E’ infatti questo il vero flagello inflitto alla città, poiché questi negozi sorgono nel centro e il loro numero sempre crescente crea un mix olfattivo molto penetrante. Secondo i dati forniti dalla Confazienda, solo nel 2014 il numero delle patatinerie che ha aperto o sta per aprire raggiunge quota 50. Basta infatti fare una passeggiata tra via Chiaia e via Toledo per trovare più di 10 insegne di vendita di patatine. Ancora secondo la Confazienda:
“E’ la moda del momento. E’ la speculazione del momento”. Tuttavia non bastano queste parole a rassicurare i proprietari delle tipiche friggitorie napoletane, che assieme a molti abitanti dei quartieri interessati stanno organizzando proteste per riappropriarsi delle loro strade. Se i friggitori di ” zeppole e panzerotti” temono la concorrenza, i residenti nelle aree interessate sono preoccupati per la loro salute e per la salubrità dell’aria che respirano. Non mancano, infatti, i locali per la frittura e la vendita di patatine privi di canna fumaria e di soppressore di odori e rumori funzionante, il che causa non pochi disagi per gli abitanti.Senza considerare i danni che questi prodotti fritti possono provocare se consumati in maniera abituale. Che i negozi vantino le loro origini olandesi, belghe o francesi, l’essenza del prodotto offerto non cambia: si tratta di catene fast food, i cui rischi per la salute, o anche solo per la linea, sono ormai risaputi. Ma a volte l’informazione non basta e i teenagers e i giovani partenopei sembrano quasi essere risucchiati da questi “effluvi”, tanto che le file presso i chioschi sono così numerose, da bloccare addirittura il transito pedonale.
Resta da chiedersi se le altre 30 aperture previste tra settembre e ottobre non modifichino le sorti dei venditori già esistenti, innescando una concorrenza spietata e distruttiva che potrebbe portare tutti al fallimento. Al riguardo si è già espresso Pietro Russo, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia della provincia di Napoli, spiegando: “Si tratta di un fenomeno al quale guardiamo con attenzione, e che mi ricorda quello delle sale delle slot machine spuntate in città come funghi: ciò che ci rende perplessi è questa apertura improvvisa di così tante rivendite in un arco temporale molto ristretto. Così come la vicinanza che c’è tra questi esercizi: ad esempio in via Toledo, nell’arco di poche centinaia di metri, ve ne sono quattro di recente o prossima apertura”. Le sue parole, dunque, ci fanno ben sperare e credere che il fenomeno passerà presto sotto il vaglio delle Autorità competenti. Non ci resta, quindi, che attendere altri tuberi d’oltralpe, e poi, come si suol dire, citando un celebre aforisma di Voltaire: “Il tempo è galantuomo […]”.