
NTV, la società ferroviaria dell’alta velocità, è già in brutte acque. A poco più di due anni dall’alba dell’aprile napoletano scelto come scenario per la prima corsa di “Italo”, nomignolo affibbiato al treno nato per fare l’antagonista dei treni di Stato, l’aspirazione di Montezemolo e dei suoi amici ricchi ha palesato il suo disagio in una lettera aperta ai principali quotidiani nazionali. NTV, acronimo rapido di Nuovo Trasporto Viaggiatori, nasce nel 2006, ben supportata dai migliori rampolli del nuovo capitalismo italico di successo (Luca Cordero, i Della Valle, Gianni Punzo e Giuseppe Sciarrone) nonché, qualche anno più tardi, da Intesa San Paolo e dall’azienda pubblica francese SNCF, buona soprattutto per commissionare alla connazionale quasi gemella Alstom la progettazione e la costruzione della flotta di Italo, tecnologicissima e costosissima armata antistatale. I convogli di Italo hanno una livrea color amaranto con fascia giallognola permanente e formano un lungo suppostone come quello dei treni di spaziale fantascienza. Questi treni venuti dallo spazio oggi operano su tre grandi direttrici nazionali: Torino Porta Susa – Salerno, Venezia Santa Lucia – Salerno, Torino Porta Susa – Ancona. La base terrestre è localizzata proprio in Campania, all’interporto di Nola, dove le navicelle danneggiate vengono riparate all’interno di grandi officine da specialisti italiani di scuola francese. Per viaggiare sugli italo i clienti umanoidi devono pagare bei soldini, più di quanto spenderebbero sugli euristar, sulle frecce rosse, su quelle argento e sugli altri pendolini e accelerati di proprietà dello Stato italiano. Pertanto Italo, figlio legittimo della famiglia TGV, è il primo caso europeo di treno privato autorizzato a fare la concorrenza su lunghi tragitti al monopolista di Stato, che poi tale non dovrebbe essere più a partire dal 1991, anno in cui la Comunità Europea emanò la direttiva 440 che ordinava l’inizio della liberalizzazione ferroviaria. In verità, in quasi tutti i Paesi dell’allora Comunità e oggi Unione, di quella (liberalissima) liberalizzazione se ne sono liberamente infischiati, l’Italia invece ha voluto fare l’avanguardia mercatista del settore soprattutto con il decreto legislativo 188 dell’anno di grazia 2003, in pieno delirio berlusconiano. Tornando ai fatti più recenti, i padroni del vapore Italo lamentano la concorrenza sleale del padrone della ferriera, a loro dire troppo favorito nella sua posizione già dominante. Al padrone della ferriera, cioè allo Stato, i padroni di Italo pagano centoventi milioni di euro annui solo per utilizzarne i binari, e appare evidente perfino a noi che il canone di affitto molto difficilmente avrebbe potuto rientrare in un gioco che valesse la candela. Le ultime perdite di Italo dovrebbero aggirarsi sui 156 milioni di euro solo negli ultimi due anni, con un debito complessivo arrivato a 780 milioni e una forte esposizione con la banca amica (o ex amica?) Intesa-San Paolo. Tuttavia, pur dentro una situazione finanziaria già da mesi abbastanza disastrata, gli imprenditori competitivi di Italo sono sbottati solo al decreto (cosiddetto) competitività della ministra Guidi che vorrebbe sancire la fine del regime tariffario elettrico agevolato risalente al 1963, con un aumento dei costi per NTV stimato sui venti milioni di euro annui. Il colpo della Guidi andrebbe ad aggiungersi alla guerra dei prezzi scatenata da Trenitalia e alla mancanza di una autorità garante di settore. La minaccia della Guidi, ferma nelle sue posizioni nonostante il lavoro di diplomatica ingerenza di Diego Della Valle, ha provocato la classicissima controminaccia dell’azienda: taglio secco del 30% del personale. Trecento dipendenti licenziabili su un totale di mille, dopo aver già ribassato i contratti con i fornitori, tagliato le retribuzioni più alte, applicato contratti di solidarietà. Eppure Italo in soli due anni ha aggredito notevoli spazi di mercato, aumentando costantemente clienti e fatturato. Insomma, l’azienda lavora a buon regime, secondo alcuni ha pure contribuito al ribasso dei prezzi del monopolista, ma il settore è troppo complicato per sopravvivere serenamente. Scusate, ma quest’ultimo particolare non si sapeva da prima?… Sostanzialmente nella sua lettera aperta e a pagamento NTV ha chiesto l’intervento della politica, quella stessa politica “che con il monopolio spesso condivide privilegi e reciproci favori” e che “non è mai intervenuta per tutelare il rispetto delle regole”. Il principale politicante destinatario della missiva sarebbe in realtà il verboso, onnipresente in video e da un po’ pure cazzeggiante twitteriano Maurizio Gasparri che, qualche giorno prima, proprio via twitter aveva definito “quasi falliti” i ferrovieri privati. Chissà cosa gli era andato storto, a Gasparri…