
Personalmente, non ho gioito al momento della nascita dell’euro, avvenuta in un contesto economico, finanziario, sociale e politico tra l’altro differente da oggi, in cui sembrava che l’adesione alla moneta unica fosse la panacea per tutti i mali, e non lo demonizzo tutt’ora, auspicando un ritorno alla vecchia e tanto amata lira. L’Europa, se ben guardiamo, è un continente, ma con una miriade di stati ed autonomie locali totalmente differenti l’una dall’altra. Pur sforzandomi, francamente, non riesco a trovare nulla in comune tra un cittadino di Helsinki ed uno di Catanzaro. Eppure qualcosa c’è, l’euro. La storia, ci ha sempre insegnato che ogni tentativo di unione all’interno del Vecchio Continente, non è andata a buon fine. Ci provarono in ordine i Romani, ma il loro tentativo fallì miseramente come Carlo Magno in seguito, con la sua idea del Sacro Romano Impero, così come Napoleone Bonaparte ed il Terzo Reich di ispirazione Nazional-Socialista, che entrambi dovettero soccombere contro il baluardo Russo! Dopo la fine della seconda guerra mondiale il vecchio continente ha conosciuto un periodo di pace e prosperità, come mai in precedenza.
Negli ultimi 70 anni, gli unici eventi bellici sono da riscontrarsi nei paesi ex filo-sovietici come quelli jugoslavi ad esempio, in seguito alla caduta del Muro di Berlino e alla fine dello Stato Sovietico. Pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con la nascita della CEE in primis, si gettarono le basi per una reale Unione Europea, e l’euro non è altro che uno degli elementi essenziali per la sua sopravvivenza. Posso affermare, senz’altro, che l’euro è una moneta sfortunata, ovvero, è nato in un contesto economico e finanziario dalle rosee aspettative, ma si è dovuto scontrare immediatamente dopo la sua nascita con una crisi economico-finanziaria sistemica, senza precedenti, che ha travolto tutto e tutti, lasciando dietro di se, morte, distruzione e miseria. Le deboli istituzioni europee, la debole costituzione europea, la fragile moneta europea, i singoli stati europei più deboli, non hanno resistito all’urto ed hanno palesato e manifestato tutte le loro debolezze e le loro incongruenze. È da folli pensare che si possa creare una vera e reale Unione Europea, solo perché c’è una moneta unica, è da folli pensare che non siano altrettanto necessarie una Unione Fiscale europea, così come una Unione Bancaria o una unione in materia legislativa o di amministrazione della Giustizia, ancora poi è da folli pensare, che la Banca Centrale Europea abbia solo funzione di controllo dell’inflazione e che non possa essere prestatore di ultima istanza e quindi stampare moneta, come fanno tutte le altre Banche Centrali mondiali, è da folli pensare ad una Unione Europea senza pensare ad una Unica Difesa europea, ad un piano di trasporti integrato ad una politica energetica comune, ad una lingua comune.
Eppure tutto questo è stato fatto! Chiediamoci il perché? Erano tutti folli? Erano tutti degli sprovveduti? Erano tutti dei dilettanti quelli che hanno pensato la nascita dell’Unione Europea? Personalmente, credo di no, ritengo semplicemente che nessuno avesse potuto mai prevedere una crisi sistemica che non ha precedenti, che non può essere prevista perché non esistevano studi in materia o modelli matematici che stimassero la crisi del sistema capitalistico, perché semplicemente non esisteva tale possibilità. Pertanto, si è pensato che tutto il resto potesse essere costruito col tempo, che tutto ciò che non è stato realizzato fino ad oggi, sarebbe stata una logica conseguenza, ma non una premessa necessaria. Ebbene, il Mondo in questo ultimo ventennio è cambiato, la tecnologia ha annullato le distanze, internet ha stravolto il mondo della comunicazione e quello finanziario, la globalizzazione dei mercati fa sì che uno starnuto in Australia riverberi i suoi effetti immediatamente dopo in Canada, paesi come la Cina l’India o il Brasile, con una popolazione di svariati miliardi, sono entrati nella competizione globale sia come paesi produttori a basso costo di manodopera, sia come paesi importatori e consumatori soprattutto di beni di lusso.
Ma ha ancora senso auspicare un ritorno alle monete nazionali, in questo nuovo contesto mondiale? Personalmente ritengo di no! Il dissolvimento della moneta unica europea e del progetto unitario, avrebbe effetti devastanti per noi italiani, per l’Europa stessa, nonché per il Mondo intero. È colpa dell’euro se è fallita Lemhan Brothers? È colpa dell’euro se per entrare in Europa la Grecia ha truccato i conti? È colpa dell’euro il fenomeno dei cd. Mutui subprime ? È colpa dell’euro il crollo del mercato immobiliare prima negli Usa poi in Europa ? È colpa dell’euro se l’italia ha un debito pubblico enorme, perché non ha saputo approfittare dei primi anni dopo la nascita dell’euro, con tassi bassissimi, per effettuare le riforme necessarie? È colpa dell’euro l’enorme evasione fiscale nel nostro paese? È colpa dell’euro l’enorme peso della burocrazia e l’immobilismo della nostra macchina amministrativa? È colpa dell’euro la disoccupazione galoppante nel nostro paese ed in Europa? È colpa dell’euro se abbiamo avuto una classe politica inefficiente, inefficace o peggio ancora? È colpa dell’euro la criminalità ? Orbene, ritengo che forse la moneta può essere una concausa, ma certo non è l’Euro il vero problema. Se l’Italia tornasse alla lira, nel giro di poche settimane il paese sarebbe in default. I fautori del ritorno alla lira, ritengono, difatti, che con il ritorno alla sovranità monetaria l’Italia, potrebbe riconquistare la deprecabile ma tanto utilizzata in passato, tecnica della svalutazione competitiva della moneta. Ovvero si svaluta la moneta per esportare di più. Ma oggi il vero problema, non è quello delle esportazioni, che peraltro vanno benissimo, perché esportiamo prodotti di qualità in tutto il mondo, con brand riconosciuti ed apprezzati, il vero problema, dicevo è quello dei consumi interni, che sono ai minimi, perché la gente non ha più soldi, perché la disoccupazione è ai massimi da sempre, perché il mercato immobiliare è crollato e i risparmi delle famiglie stanno finendo, persino il nero, che spesso è stato ancora di salvataggio per un sistema marcio come il nostro, non circola più, a causa di un estremo controllo del Fisco e dell’Agenzia delle Entrate. Il redditometro e le altre misure fiscali introdotte, a me sembra siano più da annoverare tra le operazioni di uno Stato di Polizia che di uno Stato Liberale.
Il vero problema non è l’euro. Pensiamo ad esempio al debito pubblico. Oggi è espresso in euro, se tornassimo alla lira, una svalutazione della nuova moneta, diciamo del 30%, comporterebbe un aumento del debito pubblico sic et sempliciter di almeno il 40%. Senza pensare poi che gli interessi sul debito stesso non sarebbero più del 3% sul decennale ma almeno del 15%. Non oso immaginarlo! Pensiamo ai mutui dei nostri concittadini, oggi denominati in euro, con la nuova moneta, svalutata, ovviamente, la rata aumenterebbe di almeno il 40% e gli interessi andrebbero alle stelle. Pensiamo alla bolletta energetica che l’Italia, importatore per oltre i due terzi del fabbisogno, sarebbe costretta a pagare. Benzina, luce, gas, trasporti, materie prime, ed inflazione alle stelle! Default di almeno il 50% delle nostre aziende che si troverebbero a pagare tassi elevatissimi sulle obbligazioni emesse e su quelle da emettere. Blocco sistematico del sistema dei pagamenti, con blocco totale dell’accesso al credito per le aziende e per i privati, e blocco totale anche dell’accesso al proprio conto corrente. E tutto questo per cosa? Per una svalutazione competitiva della nostra nuova lira? Ma ormai sono 30 anni che l’Italia non è più il polo manifatturiero dell’Europa e del Mondo!
Negli anni ’70 e ’80, il nostro paese era considerato il polo mondiale della manifattura, oggi, invece, a seguito dell’affacciarsi di altri paesi sulla scena mondiale (con costi di manodopera più bassi) la competizione sui costi ci vede e ci vedrà sempre perdenti, l’unica competizione è sulla qualità dei prodotti. Ecco perché occorre tutelare il Made in Italy in tutto il mondo, combattendo ferocemente la contraffazione dei nostri prodotti ed aprendo tutte le frontiere senza più dazi o imposte. Quello del ritorno alla lira è un refrain che sentiremo spesso, ma non ha alcuna fondata ragione economica. Piuttosto occorre accelerare le riforme sia a livello europeo che italiano. Abbiamo bisogno di più Europa, ma di una Europa diversa e migliore, dove vengano meno gli interessi nazionalistici e si possa parlare di Stati Uniti d’Europa.