


Il torrese Sepe riesce a scorticare in corner l’aspirazione del reggino/stabiese Caserta, e forse anche questo è un segno del destino cinico e baro. Soprattutto perché, dopo pochi minuti, un fallo che forse fallo non è consente al mancino di Carlo Mammarella l’uccellamento di Viotti e il vantaggio dei rossoneri di casa. Per tutta la partita le vespe avevano cercato di non provocare la mammarella nel tinello, e poi al primo sbaglio…Nel finale Braglia butta dentro due attaccanti che ha in panchina, la doppia Di (Carmine e Nardo), ma le vespe non riescono a fare sciame pauroso nell’estremo campo avversario, subito cosparso di abbondante naftalina dal “Genio Zappatori” di Gautieri. Finisce, dopo tre frettolosi minuti di recupero, con la vittoria dei locali, che tornano in terza posizione di classifica. Lo Stabia invece, quasi a non voler perdere l’abitudine, torna a casa senza nulla.[divider]Al Partenio-Lombardi di Avellino, sotto la solita pioggia di carnevale fredda e volubile, va in gotica rappresentazione la partita fra Avellino e Pescara, in giorno e orario per molti più adatti a partita a tresette. E infatti molti seguaci dell’Avellino, notoriamente
frequentatori di bar e osterie, decidono di non cambiare le loro usanze. Al campo proibitivo si presentano in pochi, quattro/cinque mila al massimo, ed è un peccato vista la caratura delle squadre e la tradizione delle loro sfide. Il Pescara stranamente reduce da tante sconfitte fa esordire in panchina Serse Cosmi, allenatore dai trascorsi importanti e non più ritornati (almeno finora). Mastro Rastelli, evidentemente ancora offeso dalla burla di Varese, non vede l’ora di vincere la prima partita del girono di ritorno e del 2014, e allora mette in campo un tridente offensivo mai visto prima: Ciano-Galabinov-Castaldo, dall’inizio, è una novità assoluta. Serse Cosmi da parte sua, abbandonata la trendyssima coppola a favore di un più realista zuccotto, dà una seconda conferma del suo adattamento alla bisogna mettendo in campo i suoi soprattutto per non prenderle. E così fin da subito si capisce che i verdi attaccheranno e i rossi (da trasferta) si difenderanno, tutto sta a capire come lo faranno gli uni e gli altri. E sembrerebbe proprio che i lupi abbiano imparato bene la lezione studiata in settimana, attaccando con molti effettivi e molto animo, forse come mai si era visto nel campionato in corso. Gli uomini del delfino si difendono come delfini, schierandosi in banco, con una doppia e tripla schiera davanti alla promessa mancata Ivan Pelizzoli. Ma sembrano sul punto di cadere da un momento all’altro, troppo schiacciati dentro l’area di rigore e non sempre reattivi sui cross che quasi a ripetizione vi arrivano. Così i verdi cominciano a costruire la loro grande mole di gioco fatta per lo più di lanci lunghi per le punte (anche per evitare le pozze del pantano) e smistamenti sulle fasce. Poi partono i cross, tanti, non sempre precisi ma comunque pericolosi. Nel primo tempo cinque sono i quasi gol dei lupi (con una traversa del sempre bravo Arini), contro niente di offensivo del Pescara.[divider] Solo che il punteggio non si scompone dal doppio zero, facendo invece scomporre e non poco i tifosi locali che già cominciano a vedere fantasmi. Troppa grazia buttata via, è il refrain in tribuna, mentre la curva sud continua a cantare anche nell’intervallo…Nel secondo tempo i verdi rientrano in campo con i pantaloncini smacchiati e con il difensore Fabbro in luogo del difensore Pisacane. La partita non muta di andamento generale, è sempre l’Avellino a tarantellare attacchi, e il Pescara a guardarsi le spalle. Ancora tre vere avventure in zona gol per i lupi prima di una specie di offensiva del Pescara, che trova finalmente un po’ di coraggio con l’ingresso di Caprari. E’ proprio Caprari a fare un bel cross per Sforzini, il quale però liscia la palla di testa davanti al risvegliato Terracciano. Al minuto 74’ un calcio d’angolo dalla destra viene giocato corto da Millesi e Ciano, consentendo così al giovane marcianisano di accarezzare in mezzo un pallone estremamente problematico per la difesa avversaria, Pelizzoli compreso, il quale resta sulla linea di porta in attesa che il pallone gli cada sui guantoni; prima di incontrare le manone del portiere bergamasco il pallone trova però la capoccia dura di Fabbro, lesto come un giovane Pruzzo a mettere dentro l’uno a zero. Il Partenio-Lombardi gioisce, anche perché stavolta la vittoria sembra fatta. Il Pescara infatti, oltre a qualche calcio da palla-buriola e qualche accelerazione di Caprari, non dà mai l’impressione di poter fare la parte della squadra più forte ferita nell’orgoglio. L’Avellino e la sua gente più devota si avviano alla conclusione con umore ottimo e la quasi sicurezza della vittoria, stante anche la mitezza della reazione pescarese. Solo Caprari crea qualche seccatura ai lupi, ma niente da far ipotizzare recrudescenza. E invece, a novantesimo già superato, buttato via un contropiede da Galabinov, tale Gastòn Brugman Duarte forse uscito da un racconto di
Soriano trova il maledetto Caprari ancora in vena di movimentismo, e soprattutto trova la difesa dei verdi già con la voglia irresistibile di non pensarci più. Il resto è facilmente intuibile…Serse Cosmi infagottato neanche dà l’impressione di esultare, e così mostrando il suo senso del pudore. Mastro Rastelli invece deve restarci proprio di sale, ma sempre mantenendo l’aplomb anche nel dopo partita. Pure i tecnici di Coverciano sembrano accanirsi contro Rastelli, facendolo arrivare secondo nella graduatoria per la panchina d’oro di Lega Pro dello scorso anno. Va bene mister, chissenefrega, tanto è solo l’ultimo retaggio di serie C. Oggi viviamo decisamente meglio.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui

