
Il referendum spacca le alleanze anche in Regione Campania
La data del 6 novembre 2016 per il prossimo Referendum Costituzionale non è poi così lontana, passata la calura estiva gli italiani saranno chiamati nuovamente alle urne per decidere questa volta sulla modifica della Costituzione Italiana. Dall’esito delle urne dipenderà la permanenza del Governo Renzi, pronto a dimettersi in caso di vittoria del NO, ma anche tanti assetti e alleanze regionali, già spaccati sulle decisioni. La riforma costituzionale non solo cambierà l’Italia, dicendo addio al bicameralismo perfetto così come è oggi, ma per i sostenitori del NO creerà nuovi e numerosi conflitti di competenza tra Stato e Regioni, oltre che tra la stessa Camera e Senato. Anche l’alleanza che sostiene De Luca in Regione Campania sembra spaccarsi al suo interno sulla decisione da prendere. Iniziative a favore del SI sono state intraprese dal deputato PD Leonardo Impegno, insieme con alcuni i consiglieri regionali e con il presidente dell’Eav, dei trasporti campani. Ma una parte della politica alleata a De Luca è chiaramente sostenitrice del NO, in primis l’UDC con Ciriaco De Mica che il prossimo 19 Luglio fisserà un appuntamento a Roma per capire se è davvero giusta questa riforma.
Un team di professionisti riuniti a favore del SI
Presso la sede della fondazione del Banco di Napoli un comitato per il SI, si è riunito per sostenere la modifica della Costituzione avvalendosi di relatori esperti della Costituzione e professionisti studiosi di associazioni e università. Presenti alcuni ex consiglieri del PD come Peppe Russo, il Presidente dell’EAV, Umberto de Gregorio, l’ex senatrice Graziella Pagano, Marcello D’Aponte ex assessore comunale e Bruno Moroncini, docente universitario.
Tutti convinti che la riforma vada cambiata, perchè renderebbe più veloce e meno burocratica la nostra Italia e soprattutto il sistema bicamerale che spesso comporta lo stop delle leggi tra dibattiti e rimbalzi tra Camera e Senato. Presente anche la consigliera regionale Antonella Ciaramella, che ha evidenziato come il referendum possa in caso di vittoria del SI permettere una semplificazione e una riduzione dei costi della politica. La consigliera ha preso ad esempio il recente conflitto tra Governo e Corte Costituzionale per l’approvazione della legge sulle coste approvata in regione. Potrebbero dunque accorciarsi i tempi per l’approvazione delle nuove leggi, non solo a livello statale, ma anche regionale.
Tra chi sostiene il NO anche l’UDC
Una sala che elogia il voto del SI, in presenza di parti politiche e professionisti di ogni settore; ma resta fermo il NO sull’altro fronte di De Mita e dell’UDC.
I motivi che spingono al NO sono tanti, per cui gli italiani saranno chiamati a ragionare bene sul da farsi, nonostante le pressioni politiche. Un referendum che dovrebbe staccarsi dalla politica per essere capito fino in fondo. Tra le motivazioni che spingono il voto NO si parla di:
una riforma illegittima in quanto prodotta da un parlamento non eletto dal popolo; una riforma scritta male, non chiara, che crea conflitti maggiori tra gli enti e invece di semplificare le leggi le complicherebbe ulteriormente. Inoltre l’aumento di firme per la presentazione delle leggi di iniziativa popolare, passerebbe da 50mila attuali a 150mila, dimezzando così la possibilità alla democrazia diretta di esprimersi su questioni importanti.
E’ bene ricordare che al prossimo referendum costituzionale del 6 Novembre chiamato confermativo non bisognerà raggiungere il quorum, (oltre il 50% per vincere) come nel referendum abrogativo. La validità del referendum dipenderà esclusivamente dalla scelta delle due opzioni SI e NO. Dalla maggioranza dei voti ne conseguirà l’esito, positivo o negativo che sia.