La quarantesima, si badi bene qua-ran-te-si-ma, giornata del campionato cadetto dice tante cose senza più lasciare troppo spazio al loro contrario. Cose non particolarmente buone per le campane, stante la sconfitta di misura dell’Avellino (1-0) sul campo del Modena e il pareggio in rimonta subita dalla Juve Stabia (2-2) in casa contro il Crotone. Se per le vespe cambia niente in soldoni di classifica, cambia tutto per i lupi, ormai quasi definitivamente fuori dalla zona play-off e carichi solo di tanta rabbia in corpo.
Altre di B: il grande Palermo, al cospetto di una “Favorita” vuota come se la squadra fosse già retrocessa invece che già promossa, perde contro il piccolo Carpi. L’Empoli batte in casa il Novara e dà già la caparra per prenotarsi il secondo posto, il Latina le busca largamente in casa contro il Siena e abbandona l’idea del secondo posto, “la Bari” in cerca di padroni supera a furor di popolo il coriaceo Cittadella e continua la sua storia da romanzo, Lanciano fu mitica Frentana e Spezia fu mitico campione d’Italia si dividono punti e lagnanze portando al duello a colpi di spallate i rispettivi allenatori. Il Trapani dopo l’Avellino rapina un’altra vittima innocente dai riflessi verdi e si ributta nel gruppone del tutto è possibile, Varese e Novara perdono entrambe e rimangono avvinghiate nel loro pericoloso congresso carnale, il Padova quasi andato trova il terapeutico Pescara e resta ancora in vita.[divider]Dicevamo delle campane. La Juve Stabia, dentro un “Menti” abitato solo di passione curvaiola, affronta il Crotone in ballo per la storia (la sua storia) e tira fuori un’esibizione niente male. Capitan Braglia aziendalizza i suoi ultimi giorni da comandante della ciurma gialloblè e mette dentro dall’inizio i ragazzi Guarino, Cardore ed Elefante da svezzare al pallone dei grandi e da valorizzarne i curricula. Mister Drago pitagorico invece deve valorizzare l’intero campionato della sua squadra e ne spiattella ovviamente i titolari. Dopo diciotto minuti del primo tempo l’agile centravanti Doukara dribbla come da manuale un difensore e tira in porta il pallone del vantaggio dei locali. Dieci minuti più tardi le gambe ingenue del giovane Guarino incrociano quelle di Dezi costringendo l’arbitro a fischiare il rigore per i crotonesi. Bernardeschi segna e rimette i suoi in linea di galleggiamento. Nel secondo tempo si aspetterebbe l’arrembaggio dei crotonesi discreti pirati da trasferta e invece sono gli stabiesi a condurre l’allegra battaglia. Al dodicesimo minuto di accerchiamento del vascello forestiero una vecchia mezzala decide di onorare il 10 che porta sulle spalle e azzarda, con il coraggio di chi sa che se lo può permettere, una palombella dal limite destro dell’area dell’estremo difensore presto esterrefatto. Due a uno su capolavoro di piede e di pensiero di Fabio Caserta primo ufficiale di coperta. Una volta certi arazzi li dipingeva Tottigo’ e a Roma capoccia hanno costretto il capitano/bandiera (forse più bandiera che capitano) a brevettarne il nome. Cucchiaio. Il cucchiaio di Caserta campione di provincia non ha nulla da invidiare a quelli di Totti campione del mondo e peccato solo che la gloria delle province non può avere i trionfi di quella della capitale. Il Crotone, impaurito e altresì incacchiato nero, decide che è venuta l’ora di buttare l’ancora nelle acque di poppa dello Stabia da diporto e comincia la sua azione di sfondamento. I ragazzi di Braglia e di Caserta però non si rassegnano alla difesa a oltranza e concorrono a riempire la mezz’ora finale di situazioni, accidenti e strambate a cazzare spericolate. I filibustieri all’arma bianca del Crotone si creano diverse opportunità per segare le deboli protezioni degli avversari ma trovano il portierino Viotti di ottima voglia e di migliore condotta. Anche le vespe si conquistano momenti in cui potrebbero affondare il vascello di Drago ma non riescono a farlo soprattutto per l’opposizione della traversa su fendente di Liviero. Quando l’arbitro ha già dichiarato la mano di recupero in cinque minuti, un calcio franco per il Crotone dalla sua movimentata fascia destra viene gittato verso il centro assembrato dal sinistro subdolo di Giannone subentrato; il pallone colpito di interno liftato non trova piedi e gambe disponibili all’impatto, ma appena tocca il sintetico accelera il suo viaggio verso la porta di Viotti inciuchito dall’effetto. Due a due e terza vittoria stabiese in campionato da rimandarsi a data incerta. Il Crotone così salva la pellaccia restando settimo e possibilista.[divider]Ancora sulla via Emilia l’Avellino di mastro Rastelli va a giocarsi un altro fondamentale spareggio ufficioso per poter entrare negli spareggi ufficiali. Modena è la sede dell’incontro e il Modena l’avversario. Fa caldo al vecchio “Braglia” ammodernato, il pubblico locale di tribuna si unisce tutto all’ombra del tetto mentre gli schedati irpini al seguito in mille o forse più ostentano in scenografia le loro umiliate origini pallonare. Se si tratta di ritorno in grande stile dei fanatici della tradizione à la page sarà il tempo a dirlo…L’importante per l’Avellino sarebbe non perdere, eppure nei primi minuti i ragazzi in casacca verde giocano meglio e più coraggiosamente dei gialli in lunga serie positiva. Rastelli e Novellino (avellinese di infanzia) sono due tatticoni del mestiere di allenatore e schierano le loro squadre in simile disposizione. Nell’Avellino il centrocampo è affidato di nuovo alla regia del brasiliano Togni e al supporto tecnico del belga Ladriere, ma in verità nessuno dei due dimostra di meritare l’incarico di giornata. Eros Schiavon ha la palla buona al quarto d’ora ma non si coordina come saprebbe e la sparacchia ai tifosi. Il Modena ha difficoltà a tessere trame pericolose e riesce solo a protestare per un tocco di mano di D’Angelo nella propria area che probabilmente c’è davvero. Epperò i canarini annoverano fra le loro figurine ottimi pedatori che col passare dei minuti prendono misure e psicologia agli avversari. I due attaccanti ad esempio, l’esperto Granoche e l’irruento Babacar: il primo viene anticipato da Peccarisi un attimo prima della zampata inesorabile, il secondo si gira col fisicaccio fuori area irpina e scaglia di destro un dardo che sfregia il palo sinistro di Seculin. Tutta la fine del tempo è un assedio dei canarini ai lupi rintanati, e già questo sarebbe sufficiente per vedere il mondo alla rovescia; ma neppure la natura simbolista in rivolgimento di ruoli schioda lo zero a zero.[divider]La sensazione però è che nel secondo tempo, se non cambierà qualcosa nell’atteggiamento riluttante dei verdi, il Modena dai e dai segnerà. E il Modena infatti segna subito a inizio ripresa, senza bisogno di troppo dai e dai, con il centrocampista Bianchi che si trova baciato sulla fronte un pallone ribattuto dalla traversa su precedente colpo di testa del brasiliano Cionek di passaporto polacco. Seculin vola sul primo tiro ma quando atterra è già troppo tardi per rialzarsi sul secondo, proprio come contro il Trapani quattro giorni prima. A questo punto i lupi sono costretti a reagire di animo per non sbracare la reputazione e Rastelli è costretto a sbracare la tattica per reagire di nervi. Fuori i piedi buoni ma lenti di Togni e Ladriere e dentro Ciano e Soncin. Quattro attaccanti in campo e il mister non si cura che in campo non c’è nessuno buono a fargli arrivare il pallone con dovizia di precisione, così a turno Soncin e Ciano cercano di improvvisare qualcosa sulla trequarti. Pur non giocando bene l’Avellino si suda quattro occasioni da gol contro una del Modena; l’ultima è anche quella più maledetta, con il bernoccolo fetente di Galabinov che al terzo di recupero alza al cielo il solito cross mancino e zuccheroso di Ciano. Poteva essere il gol della vera speranza. Adesso ci resta solo la speranza un po’ cialtrona nella volubilità di Eupalla.[divider]
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Altre di B: il grande Palermo, al cospetto di una “Favorita” vuota come se la squadra fosse già retrocessa invece che già promossa, perde contro il piccolo Carpi. L’Empoli batte in casa il Novara e dà già la caparra per prenotarsi il secondo posto, il Latina le busca largamente in casa contro il Siena e abbandona l’idea del secondo posto, “la Bari” in cerca di padroni supera a furor di popolo il coriaceo Cittadella e continua la sua storia da romanzo, Lanciano fu mitica Frentana e Spezia fu mitico campione d’Italia si dividono punti e lagnanze portando al duello a colpi di spallate i rispettivi allenatori. Il Trapani dopo l’Avellino rapina un’altra vittima innocente dai riflessi verdi e si ributta nel gruppone del tutto è possibile, Varese e Novara perdono entrambe e rimangono avvinghiate nel loro pericoloso congresso carnale, il Padova quasi andato trova il terapeutico Pescara e resta ancora in vita.[divider]Dicevamo delle campane. La Juve Stabia, dentro un “Menti” abitato solo di passione curvaiola, affronta il Crotone in ballo per la storia (la sua storia) e tira fuori un’esibizione niente male. Capitan Braglia aziendalizza i suoi ultimi giorni da comandante della ciurma gialloblè e mette dentro dall’inizio i ragazzi Guarino, Cardore ed Elefante da svezzare al pallone dei grandi e da valorizzarne i curricula. Mister Drago pitagorico invece deve valorizzare l’intero campionato della sua squadra e ne spiattella ovviamente i titolari. Dopo diciotto minuti del primo tempo l’agile centravanti Doukara dribbla come da manuale un difensore e tira in porta il pallone del vantaggio dei locali. Dieci minuti più tardi le gambe ingenue del giovane Guarino incrociano quelle di Dezi costringendo l’arbitro a fischiare il rigore per i crotonesi. Bernardeschi segna e rimette i suoi in linea di galleggiamento. Nel secondo tempo si aspetterebbe l’arrembaggio dei crotonesi discreti pirati da trasferta e invece sono gli stabiesi a condurre l’allegra battaglia. Al dodicesimo minuto di accerchiamento del vascello forestiero una vecchia mezzala decide di onorare il 10 che porta sulle spalle e azzarda, con il coraggio di chi sa che se lo può permettere, una palombella dal limite destro dell’area dell’estremo difensore presto esterrefatto. Due a uno su capolavoro di piede e di pensiero di Fabio Caserta primo ufficiale di coperta. Una volta certi arazzi li dipingeva Tottigo’ e a Roma capoccia hanno costretto il capitano/bandiera (forse più bandiera che capitano) a brevettarne il nome. Cucchiaio. Il cucchiaio di Caserta campione di provincia non ha nulla da invidiare a quelli di Totti campione del mondo e peccato solo che la gloria delle province non può avere i trionfi di quella della capitale. Il Crotone, impaurito e altresì incacchiato nero, decide che è venuta l’ora di buttare l’ancora nelle acque di poppa dello Stabia da diporto e comincia la sua azione di sfondamento. I ragazzi di Braglia e di Caserta però non si rassegnano alla difesa a oltranza e concorrono a riempire la mezz’ora finale di situazioni, accidenti e strambate a cazzare spericolate. I filibustieri all’arma bianca del Crotone si creano diverse opportunità per segare le deboli protezioni degli avversari ma trovano il portierino Viotti di ottima voglia e di migliore condotta. Anche le vespe si conquistano momenti in cui potrebbero affondare il vascello di Drago ma non riescono a farlo soprattutto per l’opposizione della traversa su fendente di Liviero. Quando l’arbitro ha già dichiarato la mano di recupero in cinque minuti, un calcio franco per il Crotone dalla sua movimentata fascia destra viene gittato verso il centro assembrato dal sinistro subdolo di Giannone subentrato; il pallone colpito di interno liftato non trova piedi e gambe disponibili all’impatto, ma appena tocca il sintetico accelera il suo viaggio verso la porta di Viotti inciuchito dall’effetto. Due a due e terza vittoria stabiese in campionato da rimandarsi a data incerta. Il Crotone così salva la pellaccia restando settimo e possibilista.[divider]Ancora sulla via Emilia l’Avellino di mastro Rastelli va a giocarsi un altro fondamentale spareggio ufficioso per poter entrare negli spareggi ufficiali. Modena è la sede dell’incontro e il Modena l’avversario. Fa caldo al vecchio “Braglia” ammodernato, il pubblico locale di tribuna si unisce tutto all’ombra del tetto mentre gli schedati irpini al seguito in mille o forse più ostentano in scenografia le loro umiliate origini pallonare. Se si tratta di ritorno in grande stile dei fanatici della tradizione à la page sarà il tempo a dirlo…L’importante per l’Avellino sarebbe non perdere, eppure nei primi minuti i ragazzi in casacca verde giocano meglio e più coraggiosamente dei gialli in lunga serie positiva. Rastelli e Novellino (avellinese di infanzia) sono due tatticoni del mestiere di allenatore e schierano le loro squadre in simile disposizione. Nell’Avellino il centrocampo è affidato di nuovo alla regia del brasiliano Togni e al supporto tecnico del belga Ladriere, ma in verità nessuno dei due dimostra di meritare l’incarico di giornata. Eros Schiavon ha la palla buona al quarto d’ora ma non si coordina come saprebbe e la sparacchia ai tifosi. Il Modena ha difficoltà a tessere trame pericolose e riesce solo a protestare per un tocco di mano di D’Angelo nella propria area che probabilmente c’è davvero. Epperò i canarini annoverano fra le loro figurine ottimi pedatori che col passare dei minuti prendono misure e psicologia agli avversari. I due attaccanti ad esempio, l’esperto Granoche e l’irruento Babacar: il primo viene anticipato da Peccarisi un attimo prima della zampata inesorabile, il secondo si gira col fisicaccio fuori area irpina e scaglia di destro un dardo che sfregia il palo sinistro di Seculin. Tutta la fine del tempo è un assedio dei canarini ai lupi rintanati, e già questo sarebbe sufficiente per vedere il mondo alla rovescia; ma neppure la natura simbolista in rivolgimento di ruoli schioda lo zero a zero.[divider]La sensazione però è che nel secondo tempo, se non cambierà qualcosa nell’atteggiamento riluttante dei verdi, il Modena dai e dai segnerà. E il Modena infatti segna subito a inizio ripresa, senza bisogno di troppo dai e dai, con il centrocampista Bianchi che si trova baciato sulla fronte un pallone ribattuto dalla traversa su precedente colpo di testa del brasiliano Cionek di passaporto polacco. Seculin vola sul primo tiro ma quando atterra è già troppo tardi per rialzarsi sul secondo, proprio come contro il Trapani quattro giorni prima. A questo punto i lupi sono costretti a reagire di animo per non sbracare la reputazione e Rastelli è costretto a sbracare la tattica per reagire di nervi. Fuori i piedi buoni ma lenti di Togni e Ladriere e dentro Ciano e Soncin. Quattro attaccanti in campo e il mister non si cura che in campo non c’è nessuno buono a fargli arrivare il pallone con dovizia di precisione, così a turno Soncin e Ciano cercano di improvvisare qualcosa sulla trequarti. Pur non giocando bene l’Avellino si suda quattro occasioni da gol contro una del Modena; l’ultima è anche quella più maledetta, con il bernoccolo fetente di Galabinov che al terzo di recupero alza al cielo il solito cross mancino e zuccheroso di Ciano. Poteva essere il gol della vera speranza. Adesso ci resta solo la speranza un po’ cialtrona nella volubilità di Eupalla.[divider]
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