[dropcap]A[/dropcap] Napoli non si può neanche morire in pace: il degrado, l’inciviltà e l’illegalità in cui i partenopei vivono ogni giorno, sono gli stessi che troveranno durante il loro eterno riposo, quasi una maledizione. E lo dimostrano le condizioni dei cimiteri napoletani, uno fra tutti, quello più grande e più antico, il Cimitero di Poggioreale. La necropoli si estende nel quadrilatero delimitato (in senso antiorario) a nord-ovest da largo Santa Maria del Pianto e via del Riposo, a est da via Santa Maria del Pianto e a sud da via nuova Poggioreale.
Indubbiamente il complesso più noto dell’intera area è il Cimitero Monumentale, di grande valore storico e culturale per la preziosità delle sue tombe e delle sue statue, per il gran numero di cappelle e chiese contenute al suo interno e per il “Quadrato degli uomini illustri” con ben 157 monumenti, nel quale riposano volti famosi come Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Luigi Settembrini, Raffaele Viviani, Saverio Mercadante, il Principe Antonio De Curtis (in arte Totò), e tantissimi altri.[divider] Ma il camposanto, come tutti i cittadini napoletani ben sanno, non è proprio il luogo in cui si “riposa” serenamente: le cose non vanno, i soldi non ci sono (come al solito) ed il silenzio dei defunti è interrotto da scene di ordinaria follia. Ordinaria follia della Napoli “viva” con la sua incuria ed i suoi business non proprio regolari. Questa mattina, noi de Linkazzato.it, ci siamo fatti una passeggiata nel maestoso cimitero ed abbiamo trovato di tutto: nicchie aperte con resti umani ben visibili, giardini ed aiuole incolti e colmi di sporcizia ed erbacce, piante rampicanti, non potate, che hanno addirittura spaccato i marmi dei loculi. Quadro che durante i giorni di commemorazione dei defunti magicamente scompare. All’improvviso il Comune trova i fondi e le aiuole diventano curate, vive, verdi e si vede spuntare anche qualche fiorellino. Ma “passato il santo, passata la festa”, dopo 15 giorni il cimitero ritorna quello di sempre. Oltre, quindi, alle solite scene a cui i cittadini sono (purtroppo) abituati, ci siamo chiesti: Ma quanto si paga per tutto questo? Abbiamo sentito qualche passante, e la nostra passeggiata da tranquilla è diventata “incazzata” oltre che indignata.[divider] Per meglio comprendere la situazione, vi faremo un esempio: ammettiamo che sia arrivato il triste momento di esumare un parente scomparso, la prima cosa da pagare, giustamente, sono le tasse comunali conosciute come Diritti di esumazione, costo: 222 euro. Il caro estinto si trova in un’arciconfraternita, di cui si pagano i diritti, costo: circa 96 euro. In tutto, un’esumazione costa quindi sui 320 euro. Ed invece non è così: in loco vi è richiesto il pagamento di una “regalia a piacere”, però, badate bene, non è “a piacere” perché è di 70 euro. Il regalo “imposto” è diretto ai poveri terrasantieri, che fanno un mestiere tanto duro. Ma i poveri terrasantieri non sono già pagati dal Comune? il loro (dis)servizio non è incluso nella famosa tassa dei Diritti di esumazione?
E non finisce qui, perché talvolta, è lo stesso gestore dell’arciconfraternita che, tenendo bene a mente il momento delicato ed emotivo che una persona attraversa nell’esumare un proprio caro, si propone volontariamente di sbrigare per voi tutta la procedura burocratica con il Comune. Ovviamente dovrete sborsare anche per questo, costo: circa 30 euro. Bene, rifacendo i conti:
- Diritti esumazione 222 euro
- Arciconfraternita circa 96 euro
- Regalia a piacere 70 euro
- Mancia gestore circa 30 euro
Totale: 420 euro circa. Perché pagare 100 euro in più (in alcuni casi anche 150-200 euro)?
E se volessimo una nicchia comunale? Come funziona? Il Comune le assegna in base ad una graduatoria i cui parametri di precedenza sono: il reddito basso e l’incombenza di un’esumazione. A volte, capita anche che gli assegnatari abbiano già disseppellito la salma, magari trasferendola in una nicchia privata, per cui gli stessi rivendono a prezzi esorbitanti le proprie logge comunali oppure restano semplicemente vuote. Paradosso, questo, dato che il cimitero è praticamente pieno e sembra non avere spazio a sufficienza per tutti i defunti. Tutti questi business si verificano come una fotocopia anche durante una sepoltura con un valore aggiunto. Quale? Quello dei fiori appena lasciati sulla tomba. Sembra che alcuni fiorai della zona si impossessino di quelli più freschi e in buone condizioni per poi rivenderli. Questa è solo una parte di un commercio che si basa sul dolore degli altri. Purtroppo chi subisce una perdita non è sempre “lucido” e non bada a ciò che gli sta accadendo intorno, un punto di forza in molti, troppi cimiteri.
Bruna Di Matteo