Finalmente sono stati resi noti i tanto discussi siti ritenuti pericolosi in Campania inerenti la cosiddetta Terra dei Fuochi, un perimetro di area fortemente contaminata sia dall’inquinamento causato da rifiuti industriali di diverse parti d’Italia e smaltiti illegalmente (da almeno 30 anni) nelle discariche locali, abusive e non, sia dai roghi all’aria aperta degli stessi rifiuti. Per mesi il panico ha prevalso sull’obiettività, sia cittadini comuni che tecnici dell’opinione pubblica hanno portato avanti una politica di teatralizzazione e terrore presentando i prodotti campani, ritenuti parte fondamentale della cucina di tradizione italiana, come nocivi. Sorprendono in maniera positiva, invece, i dati presentati in questi giorni dal ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina che ha tenuto una conferenza stampa a Palazzo Chigi in merito la questione: dei 1076 chilometri quadrati osservati, in 57 comuni appartenenti alle province di Napoli e Caserta, solo il 2% del territorio, per un totale di 21,5 km quadrati, è risultato ad altro rischio e si presentano urgenti le misure di salvaguardia da adoperare. Sono stati dunque individuati 51 siti pericolosi che, nell’attesa dei 90 giorni necessari per indicare i terreni chiusi alla produzione, rimarranno al momento sotto “sequestro”. Non sarà dunque possibile immettere nel mercato al momento prodotti provenienti dall’intera area ritenuta pericolosa. Alla verifica dell’area hanno lavorato agenzie, enti scientifici e Forze dell’Ordine, responsabili di rilevare la radioattività del sottosuolo. I 51 siti individuati sono stati divisi in cinque classi di rischio, dalla meno grave (1) alla più grave (5), l’area maggiormente interessata risulta essere quella di Villa Literno. In lista nera anche Acerra, Caivano, Giugliano in Campania, Castel Volturno, Nola e Succivo, appartenenti alla classe di rischio più alta ovvero la 5.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui