[dropcap]S[/dropcap]e la cattiveria umana è già spietata e senza alcuna dignità, meglio non illudersi che la situazione possa migliorare perché “non c’è mai fine al peggio”. A New Delhi una donna, stanca delle continue umiliazioni e violenze da parte del consorte, ha posto tragicamente fine alla sua vita. La giovane si è data fuoco insieme alle sue cinque figlie, di 2, 5, 7, 10 e 12 anni. L’omicidio-suicidio è nato come reazione ai continui soprusi del marito che non le perdonava la “colpa” di non avergli dato eredi maschi. Anche nel giorno del disperato gesto l’uomo le aveva riservato un selvaggio pestaggio. I vicini hanno tentato, invano, di spegnere le violente fiamme che consumavano a poco a poco le giovani donne ma non sono riusciti a salvare nessuna delle sei vittime. Dopo la denuncia alla Polizia locale da parte del fratello della donna, che ha svelato le torture sistematiche e “bestiali” subite dalla sorella, sono scattate le manette per il violento consorte.[divider] Purtroppo questo evento non è isolato, data la diffusione, in India, di una cultura che privilegia i figli maschi, la stessa che istiga alla malsana pratica degli aborti selettivi ed a trattare ed educare male le figlie femmine. Allarmanti dati, questi, confermati dall’ ultimo censimento, risalente a due anni fa, il quale ha accertato che, tra 0 e 6 anni, ci sono 7,1 milioni di bambine in meno rispetto ai maschi. Sul totale della popolazione che ammonta a circa 1,2 miliardi di persone, ci sono solo 940 donne ogni mille uomini. Inutile giudicare tali episodi vergognosi ed immorali. Inutile esprimere tutta l’indignazione possibile. Sono constatazioni ovvie. Utile invece è agire, appellarsi a tutte le Istituzioni possibili. Ognuno nel suo “piccolo” può fare qualcosa e contribuire concretamente a fermare questo orribile genocidio che si consuma tutti i giorni sotto gli occhi di tutti.
Bruna Di Matteo