

[dropcap]I[/dropcap]l 12 dicembre 2012 a New Delhi, in India, una studentessa di 23 anni fu stuprata su un autobus da un gruppo di sei giovani. Pochi giorni dopo lo stupro la ragazza morì per la gravità delle ferite riportate. Oggi il verdetto di un tribunale speciale indiano ha condannato a morte quattro degli imputati.
Inizialmente gli imputati erano sei: Ram Singh, l’autista, suo fratello Mukesh, Pawan Gupta, Vinay Sharma, Akshay Thakur e un ragazzo che all’ epoca dei fatti aveva 17 anni. Il processo per la violenza sessuale era iniziato il 3 gennaio. Lo scorso 11 marzo, Ram Singh era stato trovato morto nella sua cella nel carcere di Tihar, a New Delhi. La polizia aveva detto che Singh (33 anni) si era impiccato, ma il suo avvocato e la famiglia sostenevano che fosse stato ucciso. Sulla sua morte è stata aperta un’ inchiesta di cui non si conoscono ancora i risultati. Il ragazzo di 17 anni è stato condannato il 31 agosto dal tribunale minorile al massimo della pena prevista dalla legge indiana sui minori: tre anni in un carcere minorile. Per Mukesh Singh (26 anni), Vinay Sharma (20), Pawan Gupta(19) e Akshay Thakur (28) condanna a morte per impiccagione. Ora dovrà esprimersi la Corte Suprema.
“Sono molto felice che la nostra ragazza abbia avuto giustizia” – ha dichiarato il padre della studentessa dopo la sentenza. E’ il primo caso di condanna capitale per reati sessuali dopo un inasprimento delle pene deciso in seguito all’ondata di brutali violenze nel paese, ma come afferma il giudice Yogesh Khanna, i tribunali, quelli seri, non possono chiudere un occhio dinanzi a questi crimini.
Francesca Saveria Cimmino