
Stellup è un’applicazione che nasce dalle menti dei fratelli Belpiede di origini pugliesi e precisamente della normanna Cerignola e che insieme a due ragazzi serbi, M. Antic e F. Zrnzevic, hanno sviluppato l’idea di questo nuovo social.
Cos’è esattamente? È un’applicazione che consente agli ex alunni, ai laureati delle università di prestigio o agli ex dipendenti di grandi aziende di incontrarsi e di fare rete. Ma allora è l’ennesimo social network di cui non avevamo bisogno? La novità è quella di puntare sul contatto diretto, di facilitare gli incontri, come fanno le associazioni di alumni, e quindi dare la possibilità di fare community e fare rete anche attraverso uno smartphone quando ci si trova fuori o in città straniere, dove ci si trova per ragioni di lavoro o studio. Tutto ciò per colmare le lacune dei siti delle università al pari dei più noti social, perchè i primi sono poco usati o non di moda e, quanto ai secondi, molte volte si ha la sensazione che i messaggi o le richieste ricevano sì una visibilità ma non riscontro, probabilmente per via del mare magnum di input che ci sono in queste grandi piazze virtuali.
In realtà oltre al networking c’è anche un’altra finalità che è quella del fundrising ed è così che l’idea punta a generare profitti, ovvero puntando sulle commissioni trattenute dalle donazioni fatte alle università da ex studenti e che secondo la Council for financial aid to education, solo nel 2014 negli Stati Uniti, sono arrivate a 37 miliardi di dollari. Niente male come mercato di riferimento!
Networking tra ex studenti di università d’elite e fundrising sono le caratteristiche di questa app che si vuole proporre a un target alto di utenti, ma c’è soprattutto da sottolineare che l’impulso all’innovazione e all’uso della tecnologia per ammodernare la società viene una volta di più da giovani del sud che, come in questa circostanza, hanno già ricevuto un riconoscimento alla manifestazione Startup Chile, guadagnando un contributo economico di 35 mila dollari. E non solo, perchè c’è anche un investitore italiano, Marco Trombetta, fondatore dell’acceleratore di imprese Pi Campus a Roma, che ha fornito 150 mila dollari che saranno utilizzati per lo sviluppo dell’app.