
“Nel blu dipinto di blu” cantava Domenico Modugno abbracciando il mare azzurro, affacciato alla finestra, respirando l’aria marina di Polignano a Mare che dal 9 al 12 luglio ha ospitato l’edizione 2025 de “Il Libro Possibile”, evento che da oltre vent’anni è appuntamento fisso dell’estate pugliese.
Svoltasi negli angoli più suggestivi della provincia barese, tra Piazza Aldo Moro alla Terrazza dei Tuffi, passando per il lungomare omonimo del cantautore autoctono. Evento annuo da non perdere, che resta sempre capace di unire bellezza paesaggistica naturale e letteratura, tra le sue riflessioni più disparate.

Questa XXVII edizione, dal tema “Viva la Vida!” ha ospitato più di 350 ospiti, coinvolti tra spettacoli, esposizioni e convegni. Inaugurata mercoledì dal poeta e artista siciliano Emilio Isgrò, premiato per “Libro d’Artista”, la rassegna ha visto illuminarsi sotto i suoi riflettori anche Niccolò Fabi, la “belva” Francesca Fagnani e Michele Emiliano; non sono mancati momenti di dialogo sulla attuale situazione politica, traslati poi fortunatamente su società e innovazione, trasmessi sul web e su Sky TG24.
Hanno movimentato l’atmosfera pacifica, la polemica scaturita dall’intervento dell’ex deputato Italo Bocchino, che, per la candidatura al “Nobel per l’economia”, ha proposto la Premier Giorgia Meloni, difendendo i colori e quindi l’operato del suo governo. Fin qui niente di trascendentale se non fosse stato l’infelice uscita: “chi se ne frega della Murgia”, avverso le opposizioni della sinistra, riferendosi ad un murale dell’artista Laika 1954, a Roma, dedicato alla compianta e apprezzatissima scrittrice sarda, Michela Murgia.

L’inopportuno linguaggio dell’ex parlamentare ha inevitabilmente scatenato fischi dal pubblico che ha sventolato bandiere palestinesi e brandito, come fendenti, cartelli contro il governo italiano, americano e israeliano. Il palco della cultura del festival ha ceduto il passo ad un’ imbarazzante bega politica tra Bocchino e il giornalista Antonio Padellaro che ha rimbeccato l’ex deputato con la minaccia di abbandonare il palco se lo stesso non avesse moderato il suo parlare.
E così, la politica riesce sempre ad infilarsi anche nei rari momenti di luce, non per proteggerli, ma per guastarli con cinismo e tornaconto. Tra parole che accendono e parole che feriscono, anche quest’anno Polignano si conferma come un faro acceso sulla scogliera: a volte abbagliante, a volte tagliente, ma sempre capace di indicare la rotta a chi cerca il senso, il confronto e, soprattutto, la libertà di pensiero.