[dropcap]A[/dropcap]nche i guerrieri piangono: è il caso delle statue dell’ “Esercito di Terracotta” di Xi’an che presentano anomali trasudamenti e spaccature generate dall’alto tasso di inquinamento che sta interessando l’intera Cina. Infatti, da mesi, le grandi città cinesi, soprattutto Pechino e Shanghai, sono sotto i riflettori dei mass media a causa degli allarmanti dati relativi alle polveri sottili che, nella sola capitale, hanno raggiunto livelli allarmanti. Non diversa purtroppo è la situazione in altre grandi città della Cina, soprattutto quelle industriali, come XìAn, capoluogo dello Shaanxi. Proprio quella stessa Xi’an dove nel 1974 un agricoltore scoprì per caso una testa di terracotta, evento che rappresentò il preludio dell’inizio di una lunga serie di scavi archeologici che portarono al rinvenimento di uno dei tesori più famosi ed inestimabili della terra: l’Esercito di Terracotta. Risalente al 209 avanti Cristo e realizzato per sorvegliare la tomba del primo imperatore cinese Qin Shi Huang, tale patrimonio consta più di 8mila soldati a grandezza naturale, 130 carrozze con 520 cavalli e 150 cavalli da cavalcatura, tutti composti esclusivamente da cotto. Oggi, di queste statue ne sono state riportate alla luce solo 500 guerrieri, 18 carri in legno e 100 cavalli, calcolando che l’intera armata rappresenta solo una minima parte del complesso archeologico che occupa un’area di 56mila metri quadrati. [divider]L’UNESCO preserva attualmente la milizia, contenuta in una fossa aperta e chiusa in una sorta di hangar in è difficile conservare condizioni stabili di umidità e temperatura. E tutto rischia di diventare briciole e polvere. All’interno del mausoleo in cui l’esercito è ospitato, non verrebbero infatti attuate le disposizioni di protezione necessarie alla sua tutela: intorno ai guerrieri, sembra si sia creata una vera e propria camera a gas, causata da un’elevata concentrazione di diossido di solfuro, ossido di azoto, diossido di azoto e ozono, diffusi da un impianto termico posto nelle vicinanze. I gas rilasciati, costituirebbero, senza ombra di dubbio, la causa delle crepe, delle trasudazioni e dello scolorimento delle sculture, anche se la complicazione fondamentale consisterebbe nel malfunzionamento del sistema di controllo ambientale usato, praticamente uguale a quello di molti musei archeologici cinesi e che potenzialmente potrebbe rovinare gli oggetti perché progettato più per il benessere dei visitatori che per la tutela degli cimeli che conserva.[divider]Gu Zhaolin, professore dell’Università Jiaotong di XìAn, insieme a un gruppo di altri esperti, ha pubblicato uno studio, ripreso dalla stampa cinese, nel quale fornisce una soluzione al problema. La sua idea punta alla realizzazione di una “tenda d’aria”, un sistema simile ai frigoriferi senza copertura dei supermercati e che eviterebbe così lo scambio di aria calda e fredda. “Questa sorta di tenda – spiega il professore al China Daily – è come una barriera, come se fosse un muro di vetro. Se venisse messa anche a protezione delle statue dei guerrieri di XìAn potrebbe impedire fino al 90% degli agenti inquinanti di attaccare i reperti archeologici, preservandoli“. Ecco un esempio di come lo smog possa costituire un rischio non soltanto per la nostra salute e per l’ambiente ma anche per il patrimonio storico-artistico dell’umanità.
Bruna Di Matteo