
La serie B è materia poco prevedibile, sempre aperta a sorprese e ripensamenti di analisi. Vale per tutti quelli che a vario titolo la frequentano, con ambizioni e modalità diverse ma nondimeno uniti nell’accettazione non rassegnata del disegno misterioso che ogni sabato pomeriggio si svela con nuovi particolari. Ogni sabato sera ogni squadra cerca di darsi nuove risposte e nuovi argomenti per giustificare la bisbetica mano che sembra comandare le sorti di tutti; e in questa rappresentazione della serie B che ci sta allegramente frastornando la mano invisibile deve avere ottenuto ancora più potere dal suo principale…Solo due squadre sembrano ormai avulse dalla
influenza superiore, indifferenti alla mutevole recita delle altre, e sono Palermo e Juve Stabia. La prima vince sempre e proprio non ne vuol più sapere della gabbia di matti chiamata serie B, la seconda perde sempre e non ne vuol più sapere a sua volta, anzi, già può ufficialmente dedicare il pensiero alla gabbia di matti più malmessi chiamata “lega-pro” o qualcosa del genere.[divider]La trentaseiesima giornata della serie B ha fatto intendere che gli ultimi sei atti della commedia saranno capricciosi e appassionanti, forse con qualche pausa scenica ma con poche pause del racconto, già ritmato abbastanza e sempre più serrato e coinvolgente come nella migliore letteratura di questo maledetto oppio laico dei cristiani che pensano coi piedi senza saperlo.
Le campane in scena, dopo la sfida di derby tutta nervi e calcioni del giovedì santo, riprendono ognuna la propria corsa precedente, l’Avellino verso l’avventura e la Juve Stabia verso il ritorno a casa. Una casa che, ce lo auguriamo, lo Stabia possa presto nuovamente abbandonare per tentare un cambio più deciso di vita che la sua turba in gialloblè meriterebbe. Oltre alle due nostre la situazione è convulsa, e le altre diciannove (il Palermo lo escludiamo) che arrabattano o perdono punti in classifica sono tutte in ansia da prestazione, con la chicca tanto retorica dei banchieri di Siena rimasti senza soldi e senza stipendi che si organizzano in auto-finanziamento cooperativo, dopo il già ufficializzato fallimento del Bari che a quanto pare più viene ribassato di prezzo d’asta e meglio gioca.[divider]Al “Provinciale” di Trapani la Juve Stabia ne prende altre tre e retrocede anche per la matematica, dopo averlo già fatto da tempo per la logica e la psicologia…Il ritorno del comandante Braglia non
ha migliorato il comportamento della ciurma stabiese, anzi, forse lo ha peggiorato addirittura. Non c’è niente da salvare in questa stagione delle vespe, che a Trapani forse hanno trovato una sorta di compendio dei difetti e delle incapacità che ne hanno segnato l’intero campionato: difesa inaffidabile, centrocampo anche discreto nella creazione di gioco ma lacunoso nella opposizione, attacco leggero e poco concludente. Su tutto un organico evidentemente inferiore alla media già non eccelsa della categoria. Bisogna solo ripartire e possibilmente riprogrammare, non sappiamo se proprio con Braglia o con altri, e magari cercare di far giocare qualche giovane virgulto meritevole nelle ultime sei partite che mancano alla fine del supplizio. Supplizio, ormai a Castellammare lo chiamano così.[divider]Al Partenio-Lombardi di Avellino, dopo una rigenerante battaglia nel fango, i lupi di casa escono dal torpore della prima primavera e decidono di dare ancora corpo e senso al loro stare al mondo fino all’estate. L’avversario è il temibilissimo Crotone di mister Drago, la banda di ragazzini che forse pratica il gioco più vivace della categoria, fatto dimostrato dai molti gol che “gli squali” in rossoblu hanno realizzato, secondi solo al Palermo dei grandi attaccanti. Mastro Rastelli sa di essere giunto all’ora delle decisioni definitive, e per ravvivare la sua squadra e la sua fama di bravo costruttore emergente decide di fare la mossa che tutti si aspettano, cioè affidarsi ai suoi migliori muratori. Il nostro catenacciaro preferito mette dentro i più bravi e qualificati della ditta a lavorare il cemento di centrocampo dando un calcio (forse solo contingente) alla protezione difensiva, alla ossessione di equilibrio tattico e pure ai nuvoloni scuri che annunciano temporale e tanta acqua sull’erba poco inglese del terreno. Il brasiliano (magari ex languido?…) Togni e il belga Ladriere, uno dietro all’altro per far filare il pallone e farlo arrivare in maniera dignitosa sui piedi e sui crani dei due migliori attaccanti a disposizione, Gigione Castaldo e Andreone Galabinov. Niente più difesa a rivestitura doppia di marcatori e terzini, ma moderna linea a quattro con i cursori Zappacosta e Pisacane pronti difendere ma anche a fluidificare non appena se ne presenta l’occasione. Bivacco di centrocampo arricchito dalla laboriosità mula di D’Angelo e da quella più nobile di Schiavon. Il Crotone non cambia il suo assetto consolidato di avvolgente manovra e presenta in avanti il triangolo Bidaoui-Ishak-Bernardeschi, di ipotenusa e cateti addestrati a illustrare in esempio pallonaro il teorema di Pitagora crotonese d’adozione. All’inizio compare perfino il sole fra le nuvole, e l’immediato atteggiamento dei due gruppi pedatori in campo lascia presagire buone intenzioni e buona tecnica applicata al buon numero di spettatori presenti per lo più paganti a prezzo ridotto. Giustappunto, dopo nemmeno dieci minuti un tiro/cross dalla destra di Galabinov incoccia la respinta del portiere ospite Caio Gobbo Secco, sicuro discendente di nobili romani risistematisi in Brasile, che a sua volta trova subito fuori area la perizia balistica di Schiavon, che di nome fa Eros ma di mestiere fa la mezz’ala di corsa e di tiro. Destro forte e accurato che il console brasiliano può solo sperare di parare. Uno a zero, urla liberatorie del popolo biancoverde e nuvoloni neri che cominciano il loro sporco lavoro. Il primo tempo vive poi di bilanciamenti di possesso palla e di gran lotta sulle zolle presto fradice, sotto goccioloni di acqua verso la fine del tempo rimpolpanti in grandine. La gente di tribuna Terminio scappa verso le gradinate coperte del settore, imitata da quella di curva meno stoicamente ultras, e il tifo sanguigno di giornata rimbomba fra i pilastri del Partenio a creare l’atmosfera dei tempi di Lombardi capitano. Anche gli schedati giunti da Crotone danno il loro onesto contributo alla melodia rintronante e le due squadre in contesa, non risparmiandosi gambe e buone trame, sembrano capire la situazione e non voler rovinare un pomeriggio da piccola epica pallonara. Bello. Nell’intervallo ci si chiede se durerà, ma l’ottimismo questa volta trova buoni appigli a cui fortificare la speranza.[divider]
Il Crotone torna in campo con un nuovo attaccante (Pettinari) in luogo dello spauracchio Bidaoui reso innocuo dall’intransigente Pisacane. Che comunque riserverà uguale cura a Pettinari e a tutti quelli che ne incrociano i garretti. Allora, nella seconda parte della piccola mitologia i lupi dei monti prendono decisamente supremazia sugli squali del mediterraneo, ne afferrano la pinna dorsale con i denti e con le zampe li portano lontano dallo scoglio di Seculin, che deve tuffare il suo bel fisico solo una volta su tiro improvviso di Giannone. Gli squali inoltre non riescono a nuotare veloci nell’acqua melmosa, le loro idee sono rallentate mentre i lupi reggono il contraddittorio con disinvoltura e coraggio. E così si danno almeno una mezza dozzina di argomenti per trasformare le chiacchiere in raddoppio, che però annacquano tutti, soprattutto con il gigante bulgaro in gran forza di gambe ma poca freddezza di colpo. Finchè, al terzo di recupero, un pallone buttato avanti dalle retrovie per scoraggiare gli ultimi sforzi del Crotone viene altercato in corsa sofferente da Crisetig e dal nostro bulgaro scialone, che furbamente resta un po’ dietro in attesa e speranza di errore del compagno di sofferenza. Crisetig, mediano a questo punto offuscato, fa veramente l’errore di passaggio al portiere Caio eccetera eccetera con il bulgaro che prende palla e segna a porta vuota, trovando pure la forza di non andare a terra sul fallo da rigore all’altezza delle ginocchia fatto dal console brasiliano. Finisce due a zero per l’Avellino una travolgente partita d’altri tempi.[divider]Se vuoi ascoltare l’articolo letto dalle nostre redattrici clicca qui

Le campane in scena, dopo la sfida di derby tutta nervi e calcioni del giovedì santo, riprendono ognuna la propria corsa precedente, l’Avellino verso l’avventura e la Juve Stabia verso il ritorno a casa. Una casa che, ce lo auguriamo, lo Stabia possa presto nuovamente abbandonare per tentare un cambio più deciso di vita che la sua turba in gialloblè meriterebbe. Oltre alle due nostre la situazione è convulsa, e le altre diciannove (il Palermo lo escludiamo) che arrabattano o perdono punti in classifica sono tutte in ansia da prestazione, con la chicca tanto retorica dei banchieri di Siena rimasti senza soldi e senza stipendi che si organizzano in auto-finanziamento cooperativo, dopo il già ufficializzato fallimento del Bari che a quanto pare più viene ribassato di prezzo d’asta e meglio gioca.[divider]Al “Provinciale” di Trapani la Juve Stabia ne prende altre tre e retrocede anche per la matematica, dopo averlo già fatto da tempo per la logica e la psicologia…Il ritorno del comandante Braglia non


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