
Alla trentesima giornata l’
Avellino è per la prima volta
fuori dai play-off. Due le correnti di pensiero: una, psicanalitica, considera il fatto una potenziale liberazione dal fardello delle responsabilità eccessive e per questo opprimenti il gruppo rastelliano, con possibili conseguenze positive sul benessere e sulla tenuta nervosa complessiva; l’altra, politica, critica l’eccesso di prudenza e di opportunismo tattico della linea di
Rastelli e pretenderebbe pure immediate spiegazioni. Spiegazioni che comunque non possono arrivare subito causa incalzare di altra partita di campionato. Noi, vecchi politicizzanti di ogni scibile umano, ci schieriamo con la seconda mozione, peraltro minoritaria. Alla trentesima giornata la
Juve Stabia è definitivamente priva dell’antidepressivo “speranza”, e ormai quello standard e obbligato passato dal servizio pedatorio nazionale, a principio attivo decoubertiano, può essere utile solo per sopire gli effetti della malattia. L’elegante analista personale del presidente
Manniello, o’ barone
Gianni Improta, ammette in tv di non capirci nulla del malessere (juve)stabiese e di non credere neanche più tanto nei rimedi cognitivo/comportamentali di capitan
Braglia. Non c’è dibattito a Castellammare perché non conviene a nessuno mostrarsi interessato a una retrocessione, e allora tutti ordinatamente a infischiarsene.[divider]

Venerdì sera al Partenio-Lombardi di
Avellino abbigliato con molti spettatori è arrivato il
Siena del Monte dei Paschi. Squadra solida e spilorcia, che già all’andata aveva dato un tre a zero ai lupi senza esagerare nella prodigalità di tentativi. Per la serie quattro tiri tre gol. Mastro
Rastelli evidentemente deve ben ricordare la sconfitta più pesante del campionato e chiede ai suoi di non attaccare con più di tre, quattro (ma è tutto grasso che cola) uomini. E di farlo senza azzardare troppi passaggi intermedi e potenzialmente pericolosi considerate la capacità dei banchieri di inficiare e di rilanciare. Il mastro dei verdi ripropone il vecchio copione fatto di tanti difensori, centrocampisti di rottura e attaccanti di solitudine. Il prof
Beretta del
Siena allenatore forse se lo aspettava e forse lo voleva, fatto sta che la sua squadra di tanti recenti praticoni della
serie A non si discosta molto dalla densità catenacciara dei verdi e quando si difende si difende in tanti, quasi tutti. Il
Siena però può contare almeno sui diversivi di
Rosina, centrocampista di risaputa qualità mancina; il Rosina di Rastelli invece, il belga
Ladriere, viene ancora una volta lasciato fuori dal capo e il caso si infittisce di congetture. Tutte create per rispondere alla stessa domanda: che fine ha fatto il regista
Ladriere?[divider]…Alimentato da (co)tanta fantasia tattica e spavalderia caratteriale il primo tempo è una discreta quantità di falli, un infortunio a
D’Angelo a seguito di probabile gancio al fianco sinistro, un mezzo tiro in porta del
Siena e un inno al rimpianto della spesa del biglietto. Quei dodici euro (di curva sud) o diciasette (di tribuna Terminio) diventano il pensiero ossessivo che affolla la mente del pubblico pagante. E quando i pensieri sono definitivamente usciti dai cappelli (sempre necessari al Partenio almeno fino a maggio), nell’intervallo ufficiale (tutto il primo tempo è stato un intervallo non ufficiale) si organizza una veloce votazione davanti al bar della tribuna in cui risulta vincitrice l’opzione “Mi ievo a ffà na mangiata addò…”. Stante la vena mangereccia (e bevereccia) del popolo irpino, nonché i prezzi ancora accessibili di molte mangiatoie della provincia, la vittoria dell’opzione luculliana era scontata. Nota a margine: in teoria parteciperebbero al gioco del “se ce li avessi ancora” anche i 25 euro della tribuna Montevergine (la tribuna upper-class), ma francamente dubitiamo che in quel settore qualcuno paghi il biglietto…Dopo soli quindici minuti le squadre rientrano in campo e obbligano i paganti (e forse pure gli abbonati) ad affrontare realisticamente la seconda parte del loro errore finanziario. Ma ormai la cifra è stata spesa, la cena fredda a casa accettata nella sua frugalità, e sulle condizioni date i seguaci dei lupi cercano di trasformare la noia cristallizzata della serata in un canto di (auto?)incitamento. La generosità dei verdi sugli spalti non riesce però a commuovere gli animi dei verdi in campo, che continuano ad aver paura di quelli in bianconero. Il bravo
Izzo allora, pagato come difensore, decide di lavorare anche come centrocampista e lancia il bulgaro
Galabinov sul filo del fuorigioco per aiutarlo a giustificarne la paga da attaccante;
Galabinov non tradisce la sua fama di piedi buoni e stoppa a seguire il pallone non facile, si coordina e tira verso la porta di
Lamanna. Bella parata di manona del portiere. Potrebbe essere l’episodio buono per cambiare l’andamento lento della serata, il pubblico ci lavora intorno, forse più per recuperare parte del prezzo del biglietto che per reale trasporto passionale. Ma la cosa
Izzo/Galabinov è e resta un’improvvisata, quasi subito soffocata da un paradigmatico tentativo di cross di
Schiavon verso moglie e figlio in tribuna e dalla pronta risposta del quasi omonimo
Schiavone verso la stessa famiglia. Passata con grande fatica l’ora di gioco (?) e la prima serata, l’arbitro decide di farsi animatore del piattume e di fischiare una punizione per la
Robur da posizione gradita al sinistro di
Rosina.
Rosina gentilmente si ricorda di esserci e calcia un pallone precisino, per quanto banaloccio, moscio e lento. La precisione molle e lenta porta la sfera a rimbalzare verso l’angolo sinistro della porta del placido
Terracciano. “Ma non l’ha pigliata?!” E’ la domanda preoccupata dei tifosi locali più miopi. No, il nostro portiere non l’ha pigliata, non la piglia quasi mai…Ci sarebbero ancora trenta minuti per darsi una mossa e tentare di pareggiare, ma la
Robur è troppo fisica ed esperta per farsi mettere in difficoltà dalle solite gittate dal fronte avversario. Qualcuno per favore dica a
Rastelli che
Rudi Krol non gioca nell’
Avellino. Solo al quinto di recupero i verdi riescono a fare il secondo tiro in porta della loro partita, su punizione di
Ciano.
Lamanna ci mette i pugni per scacciare il pallone; l’arbitro allora ci mette il fiato per fischiare la fine e i tifosi paganti ce lo mettono (il fiato) per fischiare e basta. Gli abbonati più elitari invece applaudono, proprio per darsi un tono da elitari.[divider]

Al “Dino Manuzzi” di
Cesena, avversario il
Cesena, la
Juve Stabia perde la sua diciannovesima partita stagionale e può trovare motivi per dare la colpa all’arbitro. Un rigore che somigliava più a una punizione infatti condanna gli stabiesi alla sconfitta. Ma non c’è rassegnazione nella prova delle vespe, che giocano anche meglio dei quotati avversari marini, si difendono senza tanti affanni nella prima parte e vanno alla ricerca del pareggio nella seconda dopo il vantaggio dei locali timbrato da tale
Cascione sul rigore contestato. A proposito, l’arbitro è
Manganiello di Pinerolo, quello di Varese-Avellino…Cinestesicamente, fra
Cesena quarto in classifica e
Juve Stabia ventiduesima la differenza non si tocca, eppure fra chi vive per arrivare al massimo e chi vive per non sprofondare nel minimo ci sono ventotto punti di differenza. Forse proprio in questa differenza sta l’essenza della
serie B e la sua scarsa prevedibilità; in fin dei conti ventotto punti non sono così tanti, almeno fra quarta e ventiduesima/ultima, se pensiamo che in
serie A più o meno gli stessi punti separano quarta e…prima. Piero
Braglia l’alienista comunque non sta lavorando male sulle cucuzze dei suoi strizzati, che danno l’impressione di non voler perdere di vista l’ordine del momento, cioè darsi una dignità di condotta e non sbracare. E se capita vincere pure una partita…[divider]
Alla trentunesima giornata, serale di due soli giorni successiva alla trentesima, lo scenario (psicologico e politico) non cambia. L’
Avellino pareggia a
Carpi (1 a 1) e dà quantomeno una prova di grinta e di resistenza in inferiorità di uomini (espulso
Arini per “fallo di petto”, e autore pure del vantaggio dei lupi) per più di un’ora; la
Juve Stabia pareggia in casa (1 a 1) contro il
Padova degli indegni (a detta dei suoi tifosi) e cerca di trovare l’abbrivio giusto per finire il suo campionato con decoro. L’
Avellino a
Carpi forse trova il portiere per non morire sempre di tiri da lontano,
Seculin si chiamerebbe il nuovo eroe venuto dalla panchina. La
Juve Stabia col
Padova (ri)trova almeno uno dei suoi anziani migliori, il terzino sinistro
Vitale. Non commentiamo oltre, restiamo (demo)cristianamente in attesa di sviluppi sabato prossimo per avanzare una nuova tesi. Magari cambierà tutto…
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