«Sono stato travolto dalla crisi. Sono stato leggero nell’accettare il nuovo contratto di locazione perché il mio giro d’affari non mi permetteva di poter mantenere questo canone nuovo. Sono stato travolto dalla crisi, dalle tasse, dall’incuria e dall’abbandono che versa questa zona», sono queste le parole di Antonio Sbrescia, il titolare dell’omonimo ristorante, posto sulle rampe di Sant’Antonio a Posillipo, ormai chiuso da pochi giorni. Aperto nel 1920 “Sbrescia” è stato un simbolo della ristorazione napoletana: location per film (Filomena Marturano, Fortapasc o film con Bud Spencer), il suo pavimento è stato calpestato da attori e registi, tra cui Edoardo De Filippo, Totò, Giancarlo Giannini, Marcello Mastroianni. [divider]Un’ennesima saracinesca abbassata: la difficoltà economica si sente nel settore come in tutti gli altri; basti pensare che anche Brandi ha ridotto la sua attività esclusivamente alle ore serali. «La Napoli attuale è una città quasi rantolante – continua Antonio Sbrescia – È un quadro abbastanza desolante.Ci rifugiamo tutti nelle case che sono gli ultimi ammortizzatori sociali». Una situazione certamente tragica: gli esercizi commerciali da qualche anno provano a resistere ad un periodo in cui la clientela scarseggia e, ad ogni modo, non investe, non compra, non spende. Vero è che, si sa, nei periodi di magra, sono i beni primari quelli su cui l’attenzione si concentra; ed ecco che cinema, negozi di abbigliamento o, ancora, botteghe di libri posti da decenni sono costretti a lasciare il posto a supermercati ed alimentari. La crisi c’è, è di tutti: ma qualcuno viene colpito al petto, altri riescono a scansare la spada.