26 dicembre, qualcuno lo chiama scherzosamente San Digiuno.
Altri legano questo giorno ai ricordi dell’infanzia quando un gioco resisteva talmente poco tanto da far dire “dura Natale e Santo Stefano”
In realtà il primo giorno dopo la celebrazione della nascita di Cristo e dedicata al primo martire cristiano Santo Stefano, lapidato appena 3 anni dopo la morte di Cristo.
Infatti la Chiesa in questi giorni celebra i cosiddetti “Comites Christi”, i compagni di Cristo, quelli che lo hanno seguito o preceduto da vicino, sia nella vita che nella morte. E così dopo Santo Stefano, il 27 c’è San Giovanni Evangelista, il discepolo prediletto di Gesù e il 28 si celebrano i Santi Innocenti, cioè i bambini vittime della omonima strage ordinata da Erode nel tentativo impedire tout court la nascita di Cristo.
Proprio perché è stato il primo martire Stefano ha l’appellativo di Protomartire e fa subito una brutta fine perché compie miracoli che suscitano il sospetto delle autorità, che lo ritengono un pericolo pubblico e lo accusano di sovvertire la legge di Mosè.
La storia ci dice che Stefano segue le orme del suo Maestro fino alla fine.
Trascinato davanti al Sinedrio, che lo accusa di blasfemia, è Stefano che tiene un’arringa infuocata ed è lui che accusa i giudici di insensibilità e durezza di cuore.
Visto che il Sinedrio non lo può condannare, perché non ne ha i poteri, Stefano viene prelevato con la forza da un gruppo di delinquenti e trascinato sulla pubblica piazza e alla fine lapidato.
Il Santo, prima di spirare, porge l’altra guancia, non prima di aver chiesto a DIO il perdono per i suoi aguzzini “perché non sanno quello che fanno”.
Tra i suoi accusatori c’era anche Paolo di Tarso, nato con il nome di Saulo e celebrato dalla Chiesa come San Paolo dopo essere stato “fulminato sulla via di Damasco”
La festa di Santo Stefano è stata introdotta un anno prima della nascita della Costituzione repubblicana ed è festa nazionale anche in Austria, Città del Vaticano, Croazia, Danimarca, Germania, Irlanda, Romania, San Marino e Svizzera italiana.
In Serbia Santo Stefano è il Santo patrono e per questo oggi celebrano la “Festa della Repubblica”.
Tanti sono gli episodi legati alla sua figura, così come tante le reliquie che a lui vengono attribuite, al punto che la stessa Chiesa non sa più quali siano veramente quelle autentiche.
L’episodio più eclatante Santo Stefano lo fa nel 1659 a Napoli, nella chiesa di Santa Maria ad Agnone dove era custodita una reliquia di sangue senza nome. I prelati ebbero l’idea cantare tutte le antifone dei santi sperando che qualcuno di loro desse un segno e battesse un colpo.
Ebbene quando arrivò il turno di Santo Stefano il sangue rappreso miracolosamente si sciolse e oggi la fiala prodigiosa è custodita nella Basilica di Santa Chiara, dove il miracolo si ripete il 3 agosto e il 25 dicembre.
Ma a Napoli si gioca un altro campionato e così Santo Stefano, primo martire della Chiesa, arriva solo secondo, battuto da un certo Gennaro, che quasi 300 anni prima, anticipa tutti.