[dropcap]L[/dropcap]a tragedia di Città della Scienza ha, senza dubbio, indignato la città. Tutti si sono stretti in una catena di solidarietà: il Comune di Napoli ha attivato un numero per le donazioni in collaborazione con i principali gestori telefonici nazionali, si sono impegnati sindacati, Unione Industriali di Napoli, Fondazione Campania dei Festival, Museo Madre e tanti altri…Un forte segnale per far rinascere uno dei poli culturali più importanti di Napoli. Tutto molto bello, molto commovente.
Peccato però che di riqualificazione, di fondi, se ne parli solo ora, quando, cioè, ci si è trovati di fronte ad una vicenda meravigliosamente mediatica. Perché? Perché per oltre vent’anni nessuno dell’amministrazione comunale, del Governo o delle autorità competenti si è mai preoccupato del degrado e della pericolosità dell’immenso spazio dismesso, dislocato paradossalmente proprio dinanzi al polo museale, o semplicemente ha fatto orecchie da mercante. Stiamo parlando del complesso dell’ex Italsider, un’area industriale di oltre 20mila metri quadrati abbandonata, mai e poi mai riqualificata concretamente, nemmeno quando proprio l’anno scorso se ne è presentata la possibilità grazie al megaevento della Coppa America, spostata sul Lungomare Liberato. Un territorio immenso inutilizzato, sterile nel bel mezzo della città. Una buona mente imprenditoriale lo avrebbe di sicuro ottimizzato per creare strutture turistiche-imprenditoriali, per ospitare grandi eventi, dando sicuramente una sferzata anche all’emergenza occupazionale. E invece anni e anni di lotte, di operai morti per il contatto con sostanze altamente cancerogene (disgustosa anche la vicenda del processo Eternit. Ai familiari delle vittime di Bagnoli, infatti, non è stato riconosciuto nulla per prescrizione dei termini). Anni e anni di degrado ed erbacce, di incuria, di spazzatura di ogni genere, di amianto, tutto lasciato completamente nel dimenticatoio. Anzi, no. La “patata bollente” è stata messa nelle mani dei residenti inascoltati, a “piangersela” da oltre due decenni sono sempre stati loro. E pensare che in passato sono stati investiti pure grosse somme di denaro per quell’ipotetica bonifica mai avvenuta. Soldi che nessuno sa che fine abbiano fatto. Molte sono state le denunce degli abitanti della zona, preoccupati di vivere in un luogo che dai più è stato definito “bomba ecologica”, a contatto con l’amianto, coi veleni di un eco-mostro mai sconfitto.
Doveva accadere il “finimondo” di Città della Scienza per parlare di una riqualificazione? Ma soprattutto, forze in campo per lo Science Center, per carità….ma quell’area immensa, dove ancora ci sono gli scheletri delle fabbriche dismesse, dove i palazzi sono ancora anneriti dai fumi tossici rilasciati, una volta, dalle fumarole degli stabilimenti dell’ex Ilva, avrà davvero la sua bonifica?
Paola Di Matteo