
A Ponte Motta di Cavezzo in provincia di Modena, un ciclista emiliano, Davide Gaddi, mentre era intento a fare la solita passeggiata quotidiana con il proprio cane, è stato attirato da un insolito comportamento della cagnolina che fiutava qualcosa di strano ed abbaiava.
Quel qualcosa di strano, risultava essere il primo dei due frammenti di meteorite ritrovati ieri pomeriggio, e che secondo gli esperti appartiene al bolide avvistato in tutto il nord Italia la sera del primo dell’anno. Un fossile del “Sistema solare” venuto dallo spazio profondo, dalla cintura di asteroidi tra Marte e Giove, si è posato sull’argine del Secchia, l’affluente del Po in provincia di Modena.
Se fosse precipitato qualche centinaio di metri più in là, nel fiume, nessuno lo avrebbe trovato.
La caduta del meteorite era stata filmata dalle telecamere della rete Prisma, rete nazionale che raccoglie decine tra osservatori astronomici, università, scuole, planetari e appassionati, lo avevano avvistato mentre bruciava nel cielo con i sensori (camere all-sky) sparsi in Emilia-Romagna, Lombardia, Liguria e Toscana. I calcoli degli astrofisici, triangolando le osservazioni, avevano quindi isolato un’area nella quale cercare: Disvetro-Rovereto sul Secchia, invitando chiunque a dare un’occhiata.

Gaddi ha dichiarato che di meteoriti non ne sa molto, aveva letto in internet che vicino Mirandola era caduto un meteorite, e per caso passeggiando con la propria cagnolina notava che questa stava annusando insistentemente in un punto una pietra scura, levigata che luccicava.
A poco più di un tiro di schioppo c’era anche Romano Serra, del dipartimento d Fisica di Bologna, e il suo team, che cercavano la stessa cosa. Ma la Pimpa e Davide Gaddi erano nel punto giusto. E tra l’erba, pochi metri più in là, è spuntato un altro sassolino nero, più grosso: “All’incirca come una noce – ricorda Gaddi – ho notato il luccichio e una parte più chiara. Poi ho incontrato il professore e gli ho consegnato i due frammenti, in un sacchetto di plastica, anche questo ho imparato che non si fa. Ho visto come gli brillavano gli occhi quando glielo consegnavo, mentre i suoi collaboratori mi guardavano come per dire ‘ma che diavolo ha combinato?’ per come li avevo portati: era un sacchetto di quelli per raccogliere le deiezioni di Pimpa”.
Quell’oggetto, in quel luogo, non poteva che essere il ‘tesoro’ al quale Serra stava dando la caccia: “È un meteorite freschissimo perché non ha ancora tracce di ossidazione – spiega Serra, che come hobby va a caccia di meteoriti e ha messo in piedi il Museo della Terra e del cielo di San Giovanni in Persiceto, dove trovano posto oltre mille campioni di meteoriti – inoltre era esattamente sotto la traiettoria del corpo osservata dalle telecamere di Prisma. Immagino che da qualche parte debbano esserci altri frammenti perché il meteoroide aveva una massa di diversi chilogrammi. Abbiamo fatto un’altra ricognizione nella zona ma non ne abbiamo trovati. Se non saranno recuperati nel giro di 15-20 giorni, è probabile che si sfaldino e non li troveremo più”.