[dropcap]S[/dropcap]ono stati recuperati i graffiti del Nannetti, meglio noto come NOF4 che troveranno una sede temporanea presso il Museo Lombroso dell’Asl, prima della sistemazione definitiva all’interno del Museo della memoria, concepito dal Comune all’ interno del complessivo recupero dell’area dell’ex ospedale psichiatrico la quale sarà a carico dell’impresa privata che l’ha acquistata dall’Asl e che comunque dovrà rispettare precisi criteri di vincolo e salvaguardia dell’area. Presenti a Firenze per discutere del progetto l’assessore regionale alla Cultura, Cristina Scaletti, il sindaco di Volterra, Marco Buselli, il presidente dell‘Associazione onlus ”Inclusione, graffio e parola” di Volterra, Andrea Trafeli, il rappresentante della Sovrintendenza, Amedeo Mercurio, il direttore sanitario della Asl 5, Simona Dei. La porzione vagliata è probabilmente la più importante ed anche tra le meglio conservate; essa riflette interamente le peculiarità del capolavoro di NOF4. [divider]Sono presenti sul muro, oltre che alle pagine scritte come consuetudine da parte di Nannetti, anche due pagine vuote, pagine pronte alla fase di scrittura, pagine che dimostrano la fase preparatoria del graffitista. Come testimoniato da Aldo Trafeli, l’infermiere che instaurò con Nannetti un rapporto di amicizia e che per primo tradusse parti del graffito, per il pittore era infatti prassi disegnare le pagine e poi successivamente scrivere all’interno. Solo in questa porzione di muro si documenta con precisione la fase preparatoria, infatti in altre parti il graffito risulta solo scritto senza pagine bianche. Inoltre, a fondo delle pagine in corrispondenza e per tutta la lunghezza della panchina, si nota come nella sua travolgente voglia di scrivere, dettata dalla schizofrenia, e nella sua vena artistica ha proceduto nella scrittura attorno alle teste dei degenti catatonici (da qui il nome della porzione di graffito) che quotidianamente erano seduti sulla panchina, creando e lasciando degli spazi vuoti, che rappresenteranno per sempre quei degenti seduti, ma anche tutti i degenti passati non solo su quella panchina, ma per quel manicomio che ha segnato per sempre la vita sociale e culturale di Volterra.
Bruna Di Matteo