In Italia si nasce sempre di meno.
Nel 2017 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 458.151 bambini, oltre 15.000 in meno rispetto al 2016. Un calo ormai che sembra inarrestabile: nell’arco di 3 anni (dal 2014 al 2017) le nascite sono diminuite di circa 45.000 unità mentre sono quasi 120.000 in meno in 10 anni, dal 2008: praticamente la popolazione di un comune come Bergamo o Siracusa. La fase di calo della natalità innescata dalla crisi avviatasi nel 2008 sembra quindi aver assunto caratteristiche strutturali.
Ci si interroga spesso sulle cause economiche, sociologiche e perfino ideologiche.
I media, invece, non sembrano interessati a soffermarsi sulle cause mediche di questo calo.
E invece l’ infertilità maschile è in vertiginoso aumento e riguarda soprattutto il 30-40% dei giovani maschi di età compresa tra i 16 e i 35 anni.
Gli spermatozoi, come hanno confermato diversi studi sulla loro conta, negli ultimi 40 anni si sono dimezzati, passando da 99 milioni per millilitro a soli 47 milioni con conseguente crollo della capacità riproduttiva maschile.
Il dott. Antonio CIVETTA, medico napoletano, specialista in ostetricia e ginecologia, ha riscontrato che negli ultimi dieci anni tra le tante coppie che gli si sono presentate in ambulatorio per problemi di fertilità, sempre più frequentemente – ed in modo esponenziale negli ultimi anni – si presentavanoproblemi legati alla diminuzione del numero, della motilità e della morfologia dei spermatozoi nel liquido seminale
Per tale motivo sempre di più si è costretti a ricorre a tecniche di fecondazione assistita attraverso iniezioni intracitoplasmatica di spermatozoi ( ICSI ), con inevitabili costi in termini fisici, psichici ed economici alla coppia
Sempre più convegni scientifici mettono in correlazione l’aumento dell’infertilità
maschile con fattori ambientali e l’esposizione ad agenti chimici e fisici (comprese
i campi elettromagnetici), che possono alterare in modo significativo le
dimensioni e il numero degli spermatozoi.
Tale correlazione è confermata da un recente studio italiano pubblicato
sulla rivista Environmental Toxicology and Pharmacology, che ha utilizzato
solo ed esclusivamente il liquido spermatico per misurare l’impatto
dell’inquinamento sulla salute maschile, rivelando dati allarmanti sulla vitalità e fertilità del seme maschile di chi
vive in aree gravemente inquinate come Taranto
o la Terra dei Fuochi, a cavallo tra
le province di Napoli e Caserta, comparato con quello di chi abita in zone
della stessa regione non considerate a rischio. L’evidente differenza tra i due
campioni esaminati ha dimostrato che, sia i lavoratori delle acciaierie sia i
pazienti che vivono in un’area altamente inquinata, mostrano una percentuale
media di frammentazione del DNA dello sperma superiore al 30%, e questo
diminuisce la probabilità di concepimento naturale.
Altri studi scientifici rilevano che fra le cause più accreditate di questa
significativa riduzione della fertilità maschile ci sono le onde elettromagnetiche emesse dai
cellulari, in quanto queste, sviluppando calore, andrebbero letteralmente a “cuocere” gli spermatozoi, incidendo
sulla qualità e sulla quantità del seme.
La pericolosità delle onde elettromagnetiche
per il corpo umano è confermata da
un’equipe medica del “Nascentis Reproductive medicine center
“di Cordoba, in Argentina, che ha analizzato gli effetti delle onde
elettromagnetiche dei computer portatili collegati alle reti WiFi. sullo sperma
dell’uomo e quindi sulle conseguenti capacità riproduttive
I medici argentini hanno voluto approfondire
l’argomento e la loro ricerca ha evidenziato che l’esposizione, ravvicinata ai
laptop collegati al WiFi, ha come conseguenza un rallentamento della motilità
degli spermatozoi associata ad un danno al Dna di queste cellule, con la
conseguente diagnosi di una ridotta capacità riproduttiva dell’uomo.
Eppure, ancora oggi, l’Organizzazione
Mondiale di Sanità tramite la sua Agenzia Internazionale per la Ricerca sul
Cancro (IARC) di Lione, ha classificato i
campi elettromagnetici solo come «possibilmente cancerogeni per
l’uomo».
Per contro il Tribunale del Lavoro
di Firenze ha condannato l’Inail a corrispondere una
rendita da malattia professionale a un addetto alle vendite al quale era stato
diagnosticato un tumore benigno all’orecchio a causa dell’eccesiva esposizione
ai campi elettromagnetici (2-3 ore al giorno al telefono per oltre 10
anni)
Visto l’amore morboso fra gli adolescenti (ma anche certi adulti) per il proprio smartphone, se proprio non se ne
può farne a meno, il dott. Civetta
raccomanda almeno di non tenerli in tasca e di evitare di
appoggiare il bacino al tablet o qualsiasi altro apparecchio connesso
alla rete senza fili quando si è a letto in posizione supina.
A questo punto non resta che chiosare con una citazione di Renato Zero “Gli spermatozoi, l’unica forza, tutto ciò che hai”.