[dropcap]E[/dropcap]’ bufera in politica per la proposta del Pdl relativa al dimezzamento della condanna ed al conseguente blocco dell’uso delle intercettazioni telefoniche nelle inchieste concernenti il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo il responsabile Democrazia e Giustizia della Segreteria Nazionale Sinistra Ecologia e già Presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Francesco Forgione, l’ intenzione è non solo vergognosa ma, alla vigilia della strage di Capaci risulta pienamente “immorale e rappresenta un’offesa a tutte le vittime della mafia e alla democrazia italiana”. Secondo Forgione, la presentazione dell’ “indecente” proposta proviene da personaggi che, in questo modo, tentano di giocare in favore di determinati colleghi. Colleghi come Marcello dell’Utri, Nicola Cosentino ed Antonio D’Alì, sotto processo proprio per il reato in questione.[divider] Il Presidente della Commissione parlamentare Antimafia si è infine scagliato contro l’ipocrisia dilagante delle commemorazioni collettive alle quali si assisterà nei prossimi giorni a Palermo in memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta: “Diventa ogni giorno incomprensibile la separazione tra queste posizioni politiche e la giustificazione dell’attuale maggioranza di governo ” – ha concluso Forgione. Ma l’indignazione per la proposta ha scosso anche altri esponenti politici come Paolo Ferrero, Segretario Nazionale di Rifondazione Comunista che ha dichiarato il suo disappunto con pesanti parole, definendo la norma avanzata come una legge “salva-Dell’Utri”:
“La proposta di dimezzare la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, contenuta nel testo Pdl in Commissione Giustizia del Senato, è ignobile. Il Pdl evidentemente vuole dare un ennesimo aiuto ai mafiosi pensando forse di ottenerne qualcosa in cambio”
Una questione delicata e che fa rabbia: in un Paese dove le mafie hanno seminato e continuano a seminare morte e terrore, è impensabile “alleviare” le pene per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa…sopratutto quando ad esserne implicati sono dei politici. Perché sono proprio i politici ad avere tutti mezzi necessari per combattere la criminalità organizzata: invece, troppo spesso, sembrano remare controcorrente. Una proposta che umilia gli italiani e soprattutto tutte quelle persone che per la mafia hanno perso la vita sacrificandosi in nome della libertà e della legalità.
Bruna Di Matteo