[dropcap]N[/dropcap]el mese di marzo l’Indice dei prezzi alimentari della FAO è salito dell’1%, trainato principalmente dall’aumento dell’11% dei prodotti lattiero-caseari che, rispetto ai prezzi delle altre commodity incluse nel calcolo dell’Indice FAO incidono per il 17%.
Il monitoraggio della domanda-offerta cerealicola globale ha corretto la precedente stima della produzione dell’anno 2012 che risulta adesso aumentata di circa 3 milioni di tonnellate, solo il 2% in meno rispetto alla quantità record raggiunta nel 2011. ”La produzione cerealicola mondiale nel 2013 potrebbe recuperare fortemente, se non vi saranno condizioni climatiche sfavorevoli nelle principali aree produttive”. E’ quanto si legge nell’ultimo Bollettino redatto FAO sull’Offerta e la Domanda di Cereali. Per la produzione cerealicola complessiva le previsioni sono nell’insieme positive, con le colture di grano già a uno stadio avanzato e con le semine di riso e di cereali secondari che tenderanno all’aumento nei prossimi mesi a ragione dei prezzi sostenuti. La produzione globale di grano si prevede che aumenterà del 4%, attestandosi a 690 milioni di tonnellate, la più alta mai registrata e seconda solo al record di 700 milioni di tonnellate raggiunto nel 2011. Nel mese di marzo l’Indice FAO dei Prezzi alimentari è balzato di 22 punti attestandosi a 225 risultando così una delle variazioni più ampie.
L’impennata è stata causata dal clima caldo e secco dell’Oceania che ha portato in tutta la regione un brusco calo della produzione di latte e della relativa lavorazione dei prodotti. I prezzi lattiero-caseari impiegati nel calcolo dell’Indice dei Prezzi FAO si sono basati sulle esportazioni della Nuova Zelanda che è risultata il maggiore esportatore al mondo di prodotti caseari, rappresentando un terzo del commercio mondiale. I prezzi all’esportazione sono aumentati anche in altri importanti paesi esportatori,come l’Unione Europea e gli Stati Uniti ma non nella stessa misura. ”Questo eccezionale aumento e’ in parte un riflesso dell’incertezza dei mercati, con i compratori in cerca di fonti alternative di approvvigionamento”, lo si legge nel rapporto dell’Indice dei Prezzi alimentari. ”Inoltre va notato che in Europa la produzione lattiera deve ancora dare il suo potenziale dopo un inverno particolarmente freddo, che ha ritardato la crescita dei pascoli per gli animali da latte”.
In marzo l’Indice FAO dei Prezzi cerealicoli ha registrato una media di 244 unti, rimasto invariato rispetto al mese precedente. Mentre i prezzi del mais erano aumentati lo scorso mese a causa del calo delle esportazioni provenienti dagli Stati Uniti, i prezzi più bassi del grano dovuti alla previsione di buoni raccolti hanno compensato tali aumenti. I prezzi globali del riso non sono cambiati. L’Indice FAO dei Prezzi dei grassi e dei semi oleosi è sceso del 2,5% rispetto al mese di febbraio, a ragione principalmente dei prezzi dell’olio di soia che è calato a causa delle condizioni climatiche favorevoli registrate nell’America del sud, dalla produzione record negli Stati Uniti nel 2013 e dall’annullamento degli acquisti da parte della Cina. Anche i prezzi dell’olio di palma sono leggermente diminuiti. L’Indice FAO dei Prezzi della carne ha rilevato nel mese di marzo una media di 176 punti, un calo del 2% rispetto al mese di febbraio. L’Indice FAO dei Prezzi dello zucchero è invece aumentato di 2,8 punti, l’1% rispetto a febbraio.
Vincenzo Nigri