[dropcap]L[/dropcap]’attentato avvenuto ieri davanti Palazzo Chigi, durante il giuramento del neo premier Letta, ha riversato l’intero Paese in uno stato di shock. Un gesto criminale, ingiustificabile che ha determinato il grave ferimento di Giuseppe Giangrande, un uomo, un militare, un padre che ancora in queste ore sta lottando per la vita. Ma fermiamoci un attimo a pensare: l’attentatore Luigi Preiti, come affermato, non è pazzo, è una persona capace di intendere e di volere. L’uomo era furioso ed al limite della sopportazione. Perché? Perché è l’ennesima vittima della crisi italiana. Preiti rappresenta in questo modo lo stato in cui la maggioranza degli italiani si ritrova e lancia allo stesso tempo ed incosapevolmente un messaggio di disperazione e di allarme.[divider] Ed è proprio Paola Vinciguerra, psicologa, psicoterapeuta e presidente dell’Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico, che fa presente lo stato di allerta e di potenziale emulazione da parte di persone nella medesima condizione dell’attentatore: “Dopo il gesto di disperazione armata a Palazzo Chigi c’è il pericolo di emulazione. L’uomo che ha sparato ieri a Palazzo Chigi ha le caratteristiche di ciò che sta producendo la crisi economica. Uomini qualunque, senza più speranza, travolti dalla sensazione di abbandono. Quando si perde il lavoro ci si può sentire inutili, inadeguati, falliti. Tutto ciò porta a compromettere anche le nostre relazioni familiari. E quando i due capi saldi della vita di un essere umano vengono a mancare, arriva la disperazione, che presto diventa chiusura e rabbia. Tutto ciò può portare alla depressione. Depressione vuol dire paura, ansia, panico. La paura porta all’aggressività. Quindi ad atti aggressivi verso immagini simboliche o gesti simbolici che hanno obiettivi mirati. L’uomo che ha sparato davanti Palazzo Chigi ha detto che voleva colpire i politici. Viviamo in un periodo storico in cui la sensazione che prevale è quella di totale abbandono da parte delle. Il tutto è aggravato dalla mancanza di progettualità tesa ad una ripresa lavorativa, dalla continua pressione delle tassazioni, dall’aggressività con cui si portano avanti le campagne elettorali con continue denigrazioni dell’avversario. Tutto questo non fa che aumentare la paura e spegnere la speranza, ma può anche scatenare la rabbia”. [divider]Una situazione dunque che mette indubbiamente il Paese in pericolo, data la forte crisi e le difficoltà che tutti i cittadini si trovano ad affrontare. Pericoli concreti, rischi concreti, e questo solleva un’altra questione: la sicurezza fuori Palazzo Chigi era adeguata? Sono stati calcolati questi rischi? Come ci si deve comportare in futuro? Cosa farà lo Stato per evitare il gravissimo e pericoloso malcontento vigente? In attesa di risposte, la rabbia ed i dissapori crescono sempre più e così anche i rischi. Ma la violenza e gli atti terroristici restano azioni vili, criminali e mai giustificabili che non riflettono in alcun modo l’essere degli italiani e che certamente non conducono a valide soluzioni. Anzi, contribuiscono ad aggiungere una “crisi nella crisi”. D’altro canto, lo Stato non può permettersi di arrecare così tanti disagi e problemi al popolo, tanto da spingerlo a gesti estremi. Di chi sono le responsabilità dei fatti avvenuti domenica? Voi cosa ne pensate?
Bruna Di Matteo