
«And the winner of Academy Awards for the best picture is… La La Land». Applausi fragorosi, strette di mano, abbracci, lacrime. L’intero cast sale sul palco, il regista Damien Chazelle impugna soddisfatto l’ambita statuetta e il produttore Jordan Horowitz inizia a ringraziare, quando «There is a mistake!», si sente gridare da un angolo della sala. Colpo di scena. A causa di una svista, i presentatori Warren Beatty e Faye Dunaway hanno assegnato la vittoria al film sbagliato. Notte degli Oscar 2017, ciak seconda: «And the winner is… Moonlight di Barry Jenkins». Sì, questa volta è giusto.
Gaffe da Oscar. È all’89° edizione del più atteso galà di premiazione cinematografica che va, infatti, il premio per il miglior plot twist. Un rovescio di medaglia narrativo non certo alla David Lynch, ma sorprendente quanto basta a rimanere nella storia. Ad aver creato il clamoroso equivoco, in verità, è stata la presenza di due diversi biglietti all’interno della stessa busta incriminata: uno riportante il vincitore del miglior film, l’altra, invece, riguardante la vittoria di Emma Stone nella categoria migliore attrice protagonista in La La Land. PriceWaterhouseCooper – la società che si occupa del conteggio dei voti agli Oscar – ha comunque annunciato di aver aperto un’inchiesta per verificare e chiarire il malinteso.
In fin dei conti, una consolazione non da poco, quella di Damien Chazelle, regista di La La Land, il quale porta a casa ben sei statuette: quella di miglior regista che, con i suoi soli 32 anni, lo decreta così il più giovane regista a cui sia mai stato assegnato l’Oscar; quella di miglior fotografia, miglior sceneggiatura, miglior colonna sonora e miglior canzone originale. Statuetta d’oro anche per Emma Stone, vincitrice della categoria miglior attrice protagonista.
Standing ovation anche per Shirley McLaine, che con Charlize Theron ha annunciato l’Oscar per il miglior film straniero: Il Cliente di Asghar Farhadi. Ad impugnare l’uomo dorato anche un italiano: Alessandro Bertolazzi, per il miglior trucco in Suicide Squad, insieme a Giorgio Gregorini e Christopher Nelson. Nulla da fare, invece, per Gianfranco Rosi, il cui Fuocoammare sembra proprio non aver convinto.
Fortunatamente, questa edizione degli Oscar non sarà ricordata solo per i suoi malintesi, ma anche (si spera) per essere stata la più frizzante – grazie all’ingresso musicalmente coinvolgente di Justin Timberlake – e la più pop – ovvero la più inclusiva ed accogliente anche nei confronti dei comuni mortali che hanno così potuto avere la possibilità di ammirare l’Olimpo di Hollywood e osannare i suoi dei.