


Mentre Putin afferma che le minoranze sessuali in Russia sono perfettamente integrate, e che la legge stabilisce esclusivamente il divieto di propaganda gay in presenza di minori, e lo fa per tutelarli dalla diffusione di comportamenti che implicitamente vengono ritenuti anomali e innaturali, Human Rights Watch il 4 febbraio diffonde su YouTube un video nel quale si vedono alcuni uomini picchiare selvaggiamente dei ragazzi gay.[divider]Igor Kochetkov, presidente della rete LGBT in Russia, sottolinea come queste organizzazioni di impronta neonazista siano coordinate online: nella maggior parte dei casi i loro membri si mettono in contatto tramite social network o tramite chat con dei ragazzi omosessuali, fingendosi interessati a loro, prendono un appuntamento, per poi incontrarli, insultarli, umiliarli e picchiarli, in alcuni casi anche ucciderli. Sono tantissimi in Russia gli atti di intolleranza e violenza, sia psicologica che fisica, nei confronti degli attivisti LGBT. Solo uno tra i tanti esempi è quello di Gleb Latnik, picchiato da un gruppo di omofobi, che si è sentito rispondere dalla polizia, all’atto della denuncia, che è normale essere picchiati se si è gay; in un’intervista un’ebrea lesbica afferma di aver dovuto pagare dei soldi a un ricattatore per il suo silenzio. Pavel Lebedev, arrestato perché sventolava una bandiera gay, sottolinea quanto il regime russo si opponga al principio di tolleranza che dovrebbe essere alla base dei giochi olimpici.
«Le Olimpiadi dimostrano il potere dello sport di riunire gli individui senza distinzione di età, razza, classe, religione, capacità, sesso, orientamento sessuale o identità di genere» – ha detto Ban Ki-moon rivolgendosi al CIO – Comitato olimpico internazionale. Ma in segno di protesta contro gli ultimi avvenimenti, molti capi di stato hanno deciso di disertare la cerimonia inaugurale a Sochi: mancavano il Premier inglese Cameron, il presidente della Repubblica francese Hollande, la cancelleria Merkel e il presidente degli Stati Uniti Obama. Hanno assistito alla cerimonia, invece, lo stesso Ban Ki-moon e il Presidente del Consiglio italiano Letta, che ha voluto essere presente – ha detto – per difendere gli interessi nazionali, come la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024.
Ma da cosa nasce tanto rancore nei confronti degli omosessuali? Come afferma Tanya Cooper, ricercatrice alla Human Rights Watch, l’omosessualità viene paragonata alla pedofilia da questi gruppi di neonazisti, che si sentono in diritto e in dovere, al fine di tutelare i minori, di eliminare i gay. Cosa li spinge a pensare in questo modo?[divider]
In fondo anche nella nuova legge, sebbene non vengano perseguite esplicitamente le coppie dello stesso sesso, omosessualità e pedofilia vengono menzionate nella stessa frase, e, di fatto, accostate. Una vittima della violenza si rivolge alle autorità per essere tutelata e si sente dire che è naturale essere picchiati, visto che il proprio comportamento è innaturale. In quest’ottica, il ruolo della giustizia appare rovesciato: sembra che le istituzioni difendano i criminali e gli atti di violenza, più che le loro vittime. In fin dei conti, quando la violenza viene giustificata dalla legge, gli innocenti non hanno alcuna tutela, e a tal proposito mi viene in mente una frase di Martin Luter King, che, benché pronunciata in un contesto differente, è valida in situazioni come questa:
“La cosa più tragica non è la malvagità dei cattivi, ma il silenzio dei giusti”.