[dropcap]N[/dropcap]ovak Djokovic: un tennista di fama, talento, numerosi riconoscimenti, successo e tanto denaro. Nonostante la sua fortuna, lo sportivo numero uno del settore, è dispiaciuto per l’immagine internazionale della sua Serbia: “La stampa ha parlato molto male della Serbia negli ultimi 20 anni, mettendo sempre in risalto il lato negativo. La violenza, i crimini, tutto questo genere di cose viene sempre enfatizzato. Non è una cosa che condivido e vorrei cambiarlo, come tutti i serbi”. Queste le parole di rammarico del trionfatore di ben 6 gare del Grande Slam, sottolineando il timore di molte persone nei suoi confronti nel momento in cui si recavano nel suo Paese natio: “Ho sentito un pregiudizio nei miei confronti, dopo ho capito che questo avveniva a causa di come la Serbia veniva presentata al mondo”. Djokovic poi si è riferito all’ingresso in campo prima della finale del 2011 dell’Us Open, quando a Flushing Meadows indossava, a differenza di Rafa Nadal, il cappello dei vigili del fuoco di New York, in segno di rispetto nel giorno del decennale dell’attentato alle Torri Gemelle, esprimendo così la sua solidarietà verso i paesi che, come il suo, hanno subito gravissime perdite: “Ho voluto rendere omaggio a delle persone scomparse nell’adempimento del dovere. Ho sentito che era la cosa da fare. Conosco il sentimento che si prova nel vedere il tuo Paese distrutto e persone a te care morte”. [divider]Per quanto concerne lo sport e le critiche di Jimmy Connors al tennis moderno, l’atleta serbo, denominato “Jimbo” dai suoi tifosi, ha dichiarato che le grandi competizioni degli anni ’70 e ’80 tra lui, McEnroe, Borg, Lendl erano molto più coinvolgenti anche per l’ ”odio” reciproco tra i big. Oggi, invece, i rapporti tra Djokovic e gli altri avversari non sono degni di particolare attenzione e quindi non destano interesse. Un campione che ha tutto, ma che resta infelice a causa del “razzismo” che sempre più dilaga nello sport. Un fuoriclasse che non festeggia, che resta demotivato, che non sente più il “fuoco” dell’adrenalina nei contrasti. Tutto questo è segno che lo sport, le sue sane regole ed i suoi principi stanno scomparendo?
Bruna Di Matteo