[dropcap]U[/dropcap]n neonato tagliato a pezzi e confezionato. Un’immagine che farebbe rabbrividire persino l’autore del più impressionante film horror. E invece è quanto si trova esposto per le strade di Pordenone, Torino e Grosseto. Ma non preoccupatevi, è solo una trovata pubblicitaria. Stiamo parlando della nuova campagna shock firmata veganesimo.
Dopo il manifesto contro l’anoressia di Oliviero Toscani, è la volta dei vegani. I cartelloni proposti dall’associazione “Campagne per gli animali” raffigurano un neonato squartato in una vaschetta avvolta da cellofan associato allo slogan: “Gli animali non sono cose. Quando li mangi o li sfrutti, mangi qualcuno. Non qualcosa. Diventa vegan”. Subito si è fatta sentire l’indignazione dei passanti e delle istituzioni che hanno giudicato immorale e di cattivo gusto questa scelta.
L’obiettivo, oltre che animalista, è sicuramente quello di indurre o far socializzare i cittadini con il veganismo, ovvero uno stile di vita e di alimentazione che prevede la totale privazione di qualsiasi prodotto di origine animale, in nome della causa dei diritti animali e dell’antispecismo. In genere il vegano, non mangia carne, pesce, uova, latticini e derivati, tollerando, di conseguenza tutti gli alimenti vegetali, e si astiene dall’acquistare ed usare qualsiasi articolo di estrazione animale.
La polemica della Confederazione Italiana Agricoltori di Cuneo, che si è detta indignata dalla violenza con cui i messaggi sono stati presentati, è stata molto forte:“A giudicare da certe campagne pubblicitarie, la dieta vegana fa male anche al cervello”.
Dal canto suo l’associazione pro-vegan ha replicato prontamente: “Il nostro intento come ideatori della pubblicità “Chi mangi oggi?” era esattamente questo. Riteniamo interessante dal punto di vista antropologico evidenziare che la fotografia di un bambolotto rappresentante le fattezze di un bambino umano smembrato e impacchettato, suscita generalmente indignazione e disgusto, mentre le continue e quotidiane pubblicità raffiguranti i corpi degli animali non umani smembrati e impacchettati in varie modalità non provocano lo stesso disgusto, anzi al contrario paiono universalmente accettate”.
Una causa alquanto complessa, non c’è che dire, che racchiude intenti nobili come la difesa degli animali ma che allo stesso tempo potrebbe creare, soprattutto nelle persone più giovani, confusione a proposito di una dieta sana che includa anche proteine di origine animale o, nell’ipotesi peggiore, sotto male interpretazione, indurre a pensare che mangiare la carne sia sbagliato. E allora si ritornerebbe, in tal caso, ad un boom di manifesti “alla Oliviero Toscani” con conseguenze però assai incerte. Essere vegani, vegetariani o carnivori dovrebbe essere una scelta libera e consapevole, conoscendo tutti i pro ed i contro che tali stili di vita implicano, ed usare contenuti pubblicitari di forte impatto emotivo, ai limiti della violenza, potrebbe avere un effetto disastroso.
Bruna Di Matteo