[dropcap]I[/dropcap]l presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in una lettera al giornale Repubblica in risposta ad un articolo dal titolo “Un premio ai sediziosi” firmato dal vicedirettore Massimo Giannini, scrive: “Nessuno scudo è stato offerto a chi è imputato in procedimenti penali da cui non può sentirsi esonerato in virtù dell’investitura popolare ricevuta”.[divider]
Il Presidente della Repubblica sostiene che nell’articolo firmato da Giannini sia stata data “una versione arbitraria e falsa dell’incontro con una delegazione del Pdl”. Napolitano sottolinea poi di aver giudicato “senza precedenti per la sua gravità” la manifestazione del Pdl che si è tenuta al Palazzo di Giustizia di Milano e che era stata annunciata come “annullata”, contrariamente da come si sono svolti i fatti.
Giannini ha dato una versione arbitraria e falsa dell’incontro con una delegazione del Pdl da me tenuto in Quirinale martedì mattina – scrive il presidente della Repubblica Napolitano – E’ falso che mi siano stati chiesti provvedimenti punitivi contro la magistratura: nessuna richiesta di impropri interventi nei confronti del potere giudiziario mi è stata rivolta, come era stato subito ben chiarito nel comunicato diramato alle ore 13.00 dalla Presidenza della Repubblica. Comunicato che Giannini ha ritenuto di poter di fatto scorrettamente smentire sulla base di non si sa quale ascolto o resoconto surrettizio
Il Presidente della Repubblica quindi aggiunge :
Né la delegazione del Pdl mi ha “annunciato” o prospettato alcun “Aventino della destra”. L’incontro mi era stato richiesto dall’on. Alfano la domenica sera nell’annunciarmi l’annullamento della manifestazione al Palazzo di Giustizia di Milano (poi svoltasi la mattina seguente senza preavviso, da me valutata “senza precedenti” per la sua gravità). L’incontro in Quirinale con i rappresentanti della coalizione cui è andato il favore del 29 per cento degli elettori, era stato confermato dopo mie vibrate reazioni — di cui, del resto, il suo giornale aveva ieri dato conto — espresse direttamente ai principali esponenti del Pdl per la loro presa di posizione.
Giorgio Napolitano conclude la lettera scrivendo al vicedirettore di Repubblica:
Quel rammarico, ovvero deplorazione, è stato da me rinnovato, insieme con un richiamo severo a principi, regole e interessi generali del paese che, solo con tendenziosità tale da fare il giuoco di quanti egli intende colpire, Giannini ha potuto presentare come “riconoscimento al Cavaliere di un legittimo impedimento automatico, o di un lodo Alfano provvisorio”. Nell’incontro di ieri sera (martedì) con il Comitato di Presidenza del Csm – incontro da me promosso, in segno del mio costante rispetto verso la magistratura e il suo organo di autogoverno (e semplicemente omesso nell’articolo di Giannini) – è risultato ben chiaro che nessuno scudo è stato offerto a chi è imputato in procedimenti penali da cui non può sentirsi “esonerato in virtù dell’investitura popolare ricevuta”. Mi auguro che da parte di Giannini, anziché deplorare aggressivamente il Capo dello Stato per non avere manifestato lo “sdegno” e la “forza” che il bravo giornalista avrebbe potuto suggerirgli, ci siano in ogni occasione rigore e zelo nei confronti di tutti i sediziosi, dovunque collocati e comunque manifestatisi. Cordialmente.
Dunque le avventure giudiziarie legate a Silvio Berlusconi fanno come sempre discutere. Tutta questa vicenda fa sorgere una domanda che risulta spontanea e giustificata, sia per chi scrive un articolo sia per chi lo legge, e ci fa chiedere se possa mai essere possibile che per una vicenda, o più di una, sia necessario che si scomodi un intero sistema politico. Lo stesso sistema politico che dovrebbe pensare a riprendere le sorti del paese che invece per lo più si trova gettato nella mischia dei processi legati ad un solo individuo, in questo caso Silvio Berlusconi. Fa rabbia pensare che un intero organo istituzionale debba trovarsi invischiato, e quindi ostacolato nelle sue funzioni, nelle vicissitudini penali legati ad un individuo che, come da norma, dovrebbe sottoporsi ai processi come un normale cittadino e che invece alza il solito e logorante polverone mediatico. “La legge è uguale per tutti” questa frase non dovrebbe essere dimenticata o travisata da nessuno, politico o cittadino che sia.
Vincenzo Nigri