
Napoli non è nell’Anno Domini 1698 né vivo e arroventato a causa degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine come nel 1968 o nel 1977. Si, siamo nel 2014 quasi 2015; o almeno così si dice in giro. E nel 2014, quasi 2015, con fare deciso, in molti hanno ormai abbattuto le grandi differenze sociali e culturali del nostro paese e del mondo, che tanto hanno caratterizzato e influenzato quest’ultimo, ma ormai percepite come indipendenze che possono però convivere e incontrarsi.
Sarebbe un’ottima premessa per scrivere di una bella iniziativa che dovrebbe tenersi l’8 dicembre, nella storica basilica di San Giovanni Maggiore, nel centro storico di Napoli grazie al concerto della poetessa del rock Patty Smith. Non è questo il caso, perché ci sono polemiche, accompagnate dal lemma “blasfemo” che ritroviamo oramai solo nei film di Peppone e Don Camillo.
“La preziosa basilica passa da Riccardo Muti a Patty Smith ed è blasfemia”, dichiara il Comitato di Portosalvo che critica anche l’annuncio riportato da una locandina pubblicitaria apparsa in città. “La preziosa chiesa situata nel cuore del centro antico di Napoli, sta infatti per trasformarsi da luogo religioso in arena del rock”. (Che suona più come riavvicinamento delle giovani generazioni al culto che come minaccia).
Il comitato ha sollecitato il cardinale Sepe perché, come riportato: “L’iniziativa mette in luce l’ennesima e singolare trasformazione di un chiesa consacrata e disattende le rigide regole del comodato d’uso dei luoghi di culto col tacito assenso della Curia di Napoli. Con questo proposito si rischia quindi di perdere il rispetto della dignità spirituale dei luoghi e si minaccia di alterare il grande valore artistico, culturale e testimoniale di un edificio ecclesiastico di prima importanza”.
Non sappiamo come andrà a finire e chi ne uscirà rafforzato e se, come spesso capita, il tutto prenderà la strada dei “principi” in una crociata non di raffinato gusto artistico ma di imposizione ideologica e anacronistica. La cosa certa però è che il vero insulto, alla cultura, all’arte e alla partecipazione sociale della città di Napoli sarebbe riuscire ad annullare quest’evento.