
Dopo B.B.King, scomparso alcuni anni fa, un altro grande chitarrista bluesman se ne andato il 29 settembre di quest’anno: Otis Rush. Collocato dal giornale Rolling Stone al 53° posto in classifica dei cento migliori chitarristi della storia, Rush lascia un vuoto incolmabile nel blues che negli ultimi tempi sta sfornando sempre meno talenti, visto le difficoltà già all’epoca nell’inserirsi nelle classifiche delle vendite discografiche. Il blues come il jazz non è una musica commerciale e grazie ancora a qualche nome leggendario vivente, riesce ad arrancare in classifica con fatica; quindi, quando muore un artista di spessore come Otis Rush, difficilmente ce ne sarà un altro che potrà rimpiazzarlo. Il chitarrista rimane nella leggenda del blues per il suo stile coniato tra Buddy Guy e Magic Sam, definito “West Side Cicago blues” che nella metà degli anni 70’ influenzò artisti come Eric Clapton, Stevie Ray Vaughan, Jimmy Page. Seguace della chitarra Epiphone, modello Riviera colore arancione, Otis nonostante fosse mancino non ha mai invertito l’ordine delle corde come fanno abitualmente molti mancini e invece l’imbracciava alla destra, di rovescio. Con gli occhialoni da sole e vestiti sobri, Otis faceva cantare la chitarra dal vivo come pochi, con le originali melodie blues che ne faceva venir fuori dalle corde. Purtroppo la sua carriera vide già la fine nel 2003 perché fu colpito da un ictus che lo costrinse a stare su una sedia a rotelle in pessime condizioni fisiche. Nel 2016, nonostante le sue precarie condizioni di salute, si esibì per l’ultima volta sul palco in occasione del “Chicago blues festival” per salutare il suo numeroso pubblico.
Nel 1999 arriva il Grammy Award
Il più importante riconoscimento che ebbe fu il Grammy Award avuto nel 1999 per la registrazione blues “Any Place I’me Going”. I suoi inizi furono come tanti chitarristi leggendari: dopo essersi trasferito dal Mississippi, incamerando le influenze del blues rurale, a Chicago nel 1948, nell’Illinois, si esibì nei locali di quelle zone, dove tra fumo, birre e panini, ebbe un successo tale da essere soprannominato “Il signore indiscusso del blues”. Nessuno suonava dal vivo come lui, teneva a precisare Bates, il suo manager, la chitarra sembrava come stesse suonando registrata con una base. Era perfetta, a tempo, in sintonia con il gruppo che ogni sera variava. E nel 1956 arriva finalmente anche la sua prima incisione presso una casa discografica importante come la Cobra Records, il quale incide “ I Can not quit you baby” che arrivò al 6°posto nelle classifiche R&B. Dodici album pubblicati fra cui quattro live.